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Viareggio, la surreale difesa di Cinzia Dal Pino: "Non volevo uccidere, cosa c'era nella borsetta

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«Non volevo uccidere Malkoun, ma solo fermarlo perchè mi aveva scippato la borsa con documenti molto importanti». Lo ha chiarito Cinzia Dal Pino durante l’udienza di convalida del fermo per omicidio volontario nel carcere di Pisa, ma non è bastato. Il gip Alessandro Trinci ha confermato l’accusa di omicidio volontario per l’imprenditrice di 65 anni, titolare di uno stabilimento balneare in Versilia, accusata di aver ucciso a Viareggio il un 47enne algerino, senza fissa dimora, Said Malkoun, schiacciandolo con la sua auto contro la vetrina di un negozio.

A inchiodare l'imprenditrice sono stati i filmati di una telecamera di sicurezza dell’azienda di attrezzature elettriche per la nautica che l’ha ripresa mentre, con il suv, investiva ripetutamente l’uomo. Il video la mostrava ancora mentre scendeva dall’auto per riprendersi la borsa e poi scappare. Identificata poco dopo e portata in carcere, il giudice ha ritenuto che non c’è pericolo di fuga, né il rischio di reiterazione del reato, né di inquinamento delle prove concedendo a Cinzia Dal Pino gli arresti domiciliari come richiesto dall’avvocato Enrico Marzaduri che venissero applicati provvedimenti o al massimo misure alternative al carcere.

 

 

 

La sessantacinquenne, nelle dichiarazioni spontaene rese al giudice ha sostenuto di «non voler uccidere» l’algerino ma solo fermarlo per recuperare i «documenti molto importanti» che le erano stati sottratti. Non avrebbe chiamato la polizia perché il suo cellulare era nella borsa che le era stata rubata poco prima. La donna ha raccontato anche di essere stata minaccia di morte durante la rapina con un coltello, che non è stato però ancora trovato. Cinzia Dal Pino «è emotivamente molto scossa», ha detto l’avvocato Marzaduri al termine dell’udienza al Tribunale di Lucca.

 

 

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