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Omicidio Sharon Verzeni, quella brutta sensazione di sentirsi sempre in pericolo

Tiziana Lapelosa
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Esiste un luogo sicuro in cui la nostra vita non venga minacciata? Se esiste, di certo non è la strada. Ci si può aspettare di tutto, in strada. Per esempio, che un Moussa qualunque ti punti e ti accoltelli. Di giorno. Di notte. Alla stazione. Sul tram. Per strada. Mentre fai la spesa. Nel paesino o nella grande città. E puff. È pazzo. Si dirà poi. No no, diranno altri. È solo che ha avuto una vita difficile. Va capito il Moussa qualunque. C’è sempre la casa. Con quel sospiro di sollievo che si tira ogni volta che si chiude il portone d’ingresso. Certi di trovarsi, qui sì, al sicuro, al netto delle violenze che albergano in tante abitazioni. E invece no. Perché i brividi percorrono la schiena nel sapere che in quella famiglia a caso da Mulino Bianco possa avvenire l’irreparabile. In ogni momento.

Erano allegri. Si dirà poi. Fantastici. Mai un segnale di disagio. Mai. Mai. Eppure succede (come ieri) che un ragazzino dalla faccia d’angelo uccida padre, madre, fratellino. Un ragazzo perbene. Mai un segnale. Mai niente... E come si fa? Come si fa a vivere “come d’autunno sugli alberi le foglie?”. Con una untuosa sensazione di un pericolo in letargo pronto a svegliarsi all’improvviso. Dentro casa tra gli affetti più cari. Fuori casa prede di sconosciuti. Perfino su uno yacht inaffondabile oramai si metterà piede (per chi può permetterselo) con il timore che “oddio, ma sarà sicuro”? Il riferimento al Bayesian non è affatto casuale.

 

 

Poi c’è quel posto che si chiama cuore. Non quello che fa a cazzotti con il cervello, consapevole, quest’ultimo, che da una relazione sbagliata bisogna trovare la forza di uscirne. Ma quel cuore ingannato da un lui assassino o da una lei assassina. E pure qui (per restare nella cronaca più recente), non è affatto casuale ogni riferimento alla mantide di Parabiago, la donna accusata di aver fatto uccidere su commissione l’amato compagno. E si sospetta anche altri due ex mariti. Insomma, c’eravamo illusi di costruire la società del “rischio zero” e invece ci troviamo a vivere nella paura... ovunque ci si giri e ci si muova, ci si potrebbe imbattere in un potenziale assassino. Sperando che i fatti di sangue che hanno caratterizzato questa calda estate non ci facciano credere che per davvero un luogo sicuro non esista.

 

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