Sharon, il sosia di Johnny Depp adesso è nei guai: "Delmiglio è stato denunciato"
Si cerca l’arma del delitto con i metal detector. Nei tombini delle strade vicine via Castagneta, a Terno d’Isola, paesino della Bergamasca dove il 29 luglio scorso è stata uccisa con quattro coltellate la barista 33enne Sharon Verzeni. E si cerca anche tra le siepi, e lungo il torrente vicino, percorso parallelo che l’assassino avrebbe potuto percorrere come via di fuga ed evitare così le telecamere. Ieri attorno alle sette, per permettere le operazioni di ricerca, i carabinieri hanno chiesto al Comune di chiudere le strade della zona. Per cercare il grosso coltello da cucina o il pugnale che con tre fendenti alla schiena e uno al petto, ha lasciato agonizzante in strada la povera Sharon, si è scomodato anche Paolo “Gibba” Campanardi, anima dell’associazione che si occupa del recupero di reperti bellici della Prima Guerra Mondiale e protagonista del programma tv “Metal Detective” di Discovery. In particolare, gli esperti si sono concentrati sui 50 metri non coperti dall’occhio delle telecamere che portano davanti al civico 31, luogo esatto dove Sharon è stata trovata in un lago di sangue. Oltre ai tombini, sono stati ispezionati parchi, i cortili scolastici e delle abitazioni private, anche le strade laterali come via dei Viagnali e via Primo Maggio. Tutto questo aun mese dall’omicidio rimasto per ora apparentemente senza autore e senza movente.
Vien da chiedersi: perché aspettare tanto tempo prima di cercare l’arma? Se è vero, come è facile ipotizzare, che gli inquirenti stiano seguendo una pista ben precisa su cui tengono stretto riservo, allora si può intuire che nelle ultime ore abbiano avuto qualche elemento investigativo in più che li ha portati su quei tombini e su quel torrente. Le ricerche a ieri non hanno dato esito ma proseguiranno anche oggi. «Le ispezioni sono iniziate questa mattina (ieri, ndr), è stato lavoro intenso: hanno aperto diversi tombini», fa sapere il primo cittadino di Terno d’Isola, Gianluca Sala. Le osservazioni hanno riguardato anche il torrente Buliga e il parco di Terno, "che potrebbe essere stato il punto di fuga dell’eventuale assassino", spiega Sala che ci tiene a precisare alcune voci rincorse su questo delitto: "Terno d'Isola è un paese tranquillo, cittadini violenti qui non ce ne sono, è un paese vivo e in questo momento subisce una situazione che non gli appartiene. Chi ha ucciso la 33enne non può essere interno al paese".
Quanto al ciclista che percorreva in contromano via Castegnate nell’ora del delitto, Sala sostiene che non si sia ancora presentato agli inquirenti «perché o non si rende conto dell'importanza o ha da nascondere qualcosa». Del resto, il suo silenzio non indica automaticamente un suo coinvolgimento nel delitto, ma potrebbe essere dovuto anche ad altre circostanze, da problemi con la giustizia a un permesso di soggiorno scaduto. E il fatto che non sia stato ancora rintracciato, nonostante l’identità nelle mani degli investigatori coordinati dal pm Emanuele Marchisio, potrebbe indicare un suo allontanamento. Una persona che forse abita nel paese di quasi 8mila abitanti o lo frequenta più o meno abitualmente. Rintracciarlo potrebbe rappresentare un importante passo avanti per stringere il cerchio sul killer di Sharon. A proposito di passi, in questo caso finti, è stato denunciato per favoreggiamento personale Fabio Delmiglio, noto perla sua somiglianza con l’attore Johnny Depp, ascoltato giorni fa in merito al caso di Sharon Verzeni. Per farsi pubblicità, il 50enne di Brembate Sopra aveva raccontato al magistrato della Procura di Bergamo di aver incontrato Sharon al bar dove lavorava, pochi giorni prima del delitto. Ma ieri è spuntato un altro vero testimone, un uomo in bicicletta ripreso dalle telecamere mentre passa in via Castegnate nei minuti in cui Sharon viene accoltellata. Non è l’ormai famoso ciclista filmato mentre sfreccia contromano negli stessi istanti dell’omicidio. Sul secondo ciclista, invece, c’è più di un’idea: c’è un sospetto, un nome, una persona con cui compararlo. Difficile penetrare in un’indagine così blindata, che fin dall’inizio gli investigatori hanno definito complessa per via della mole di accertamenti da completare: più di 250mila tabulati da analizzare, un centinaio di testimoni già sentiti, 54 telecamere con oltre cento ore di riprese, molte ancora da visionare. E troppe prove ancora mancanti, tra cui appunto l’arma del delitto.