Val di Non, la battaglia delle campane tra turisti e preti di paese
Il caso più eclatante è stato quello di Mione, che fa frazione. A Rumo, nell’alta Val di Non, in provincia di Trento. Ha circa 800 anime, Rumo. E qualche centinaio di case (quelle belle, di montagna, coi balconi in legno e i gerani fuori, immerse nel verde, praticamente un fazzoletto abitato dentro il bosco) sparse attorno a una chiesa. Lei, la chiesa di San Lorenzo, tra l’altro, la individui subito, col suo campanile in muratura e le campane che suonano. Che suonano fin troppo (a detta di alcuni): si attivano ogni mezz’ora, pure di notte, pure nei festivi, con 48 suonate e quattro rintocchi alla volta che ne fanno, complessivamente, 184. Al dì.
Solo che se abiti lì (e lo sai) ci sei anche abituato; se invece fai parte di una comitiva in vacanza, che magari viene da Reggio Emilia, che magari cerca un posto tranquillo la settimana di Ferragosto, che magari proprio non l’ha messo in conto, che magari ha affittato una casa esattamente lì, a pochi metri dalla canonica; ti possono spiazzare.
E finisce che quelle ferie non le dimentichi più. Anche perché, nel frattempo, chiami il Comune e ti lamenti, chiami il don e fai lo stesso, provi a capire (forse con un fonometro) se quelle ore cadenzate rientrino o meno nei limiti imposti dalla legge sull’inquinamento acustico, di certo sostieni che così non sia, ti sfoghi sui social che «ci hanno consigliato di tornare a casa nostra e di non farci più vedere in giro», la sindaca del borgo fa sapere alla stampa locale che, semmai, è lei quella “minacciata” di visite «sotto casa mia di notte» e a te che potrebbe metterci di mezzo addirittura un avvocato, e alla fine che ti resta da fare se non le valige (in anticipo)?
Settimana di stacco rovinata, paesino imbufalito: se la prendono tutti, nessuno è contento. Ovunque, tuttavia. Chè è l’estate calda delle campane. Perché mica solo a Mione il batacchio che cozza su quella mistura di rame e stagno è passato senza colpo ferire. Luglio e agosto campana mia non ti conosco (per la verità, oramai, e sempre più spesso, se non fosse sufficiente anche negli altri mesi, l’antifona è la stessa: ma questo è un altro discorso).
A inizio mese, a Marittima, una frazione di Diso, nel basso Salento, don Giovanni ha vinto la sua battaglia: dopo che due villeggianti lo avevano trascinato (nientemenoche) in tribunale per un caso analogo a quello trentino, cioè perché avevano protestato contro le campane della chiesa di San Vitale che «disturbavano» il loro buon retiro vacanziero; dopo che erano sorti comitati spontanei di cittadini a difesa delle tradizioni che hanno creato una vera e propria manifestazione di piazza; dopo che inizialmente il tribunale di Lecce ha imposto il battito di quelle campane solo di giorno; dopo tutto questo cancan don Giovanni l’ha spuntata con un ricorso che gli ha riconosciuto il sacrosanto scampanellio nel pieno esercizio «del diritto di culto, anche quale manifestazione del diritto costituzionale di libertà di culto dei cittadini credenti».
Epperò a Clauzetto, in provincia di Pordenone, qualche settimana prima, don Italico si è sentito, a malincuore, in dovere di “silenziare” il suo campanile di fronte alle, ennesime, proteste di qualcuno (e sui social è scattata la gara di solidarietà nei confronti del prelato da parte della maggioranza della popolazione); mentre a Cassino, Frosinone, a giugno è stata lanciata una petizione on-line per “zittire” le campane della chiesa di Sant’Antonio e lo “scontro”, qui, ha visto contrapposti gli ambientalisti e don Benedetto in una “guerra” all’ultimo decibel.
Va in questo modo specie nei paeselli piccini picciò d’Italia, al nord come al sud, dove una volta le campane avevano una funzione non solo religiosa ma (soprattutto) civile: ti scandivano i tempi della giornata e ti informavano, se suonavano in un certo modo voleva dire che era morto qualcuno, per esempio, in un altro che c’era un’emergenza e così via. Oggi qualche campanile resiste, lo fa ancora, specie in provincia: tutto da vedere quanti, però, siano in grado di capire i significati dei vari rintocchi. Molte chiese, non bastasse, di notte spengono il sistema automatizzato (il campanaro è diventato una figura mitologica) per non avere rogne.
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