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Bayesian, l'esperto inchioda il comandante: "Doveva scendere per ultimo"

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È avvolto da un alone di mistero il caso del naufragio del Bayesian, il mega yatch affondato all'alba del 19 agosto al largo di Porticiello (Palermo). Sono tante le domande a cui non si è ancora trovata risposta.

Nicola Romano, docente di diritto dei trasporti e del turismo al dipartimento di Scienze economiche dell'Università di Palermo ragionando con Repubblica ha spiegato che una inchiesta sulla sicurezza "potrebbe riguardare l’altezza dell’albero, se abbia potuto provocare uno squilibrio con lo scafo, così da portare in futuro a non costruire alberi tanto alti o a utilizzare altre tipologie di leghe, differenti dall’alluminio. Nei sinistri marittimi, a monte c’è quasi sempre un errore umano. Qui si è messo di mezzo pure un fenomeno catastrofico", ha osservato l'esperto per cui nonostante le condizioni meteo sfavorevoli che si sono verificate quella mattina la sosta in rada "non è illecita, ma va effettuata sulla base di quanto stabilito dall’autorità marittima. La rada è la porzione di specchio acqueo antistante al porto funzionale allo sbarco. È una scelta legittima del comandante, soprattutto se vi è l’impossibilità di disponibilità di ormeggio in un porto o se il pescaggio non consente di entrare in porto", ha sottolineato il docente per cui lo sbarco immediato "sarebbe potuta essere una soluzione per la messa in sicurezza dei passeggeri, non so se i bollettini meteo prevedevano una tromba d’aria".

 

 

 

D’altronde "la Sir Robert Baden Powell, la nave olandese che ha prestato i soccorsi, è rimasta ancorata in rada, nonostante il maltempo. Non esistono regole di condotta specifiche per gli eventi catastrofici, bensì per evitare le collisioni in mare, nello specifico il Codice Colreg 1972, aggiornato al 2005, secondo cui una nave ancorata deve essere facilmente visibile e segnalata". Come spiegato da Nicola Romano la "la prima regola prevista dal codice della navigazione è agire nell’immediatezza, - ha sottolineato a Repubblica - informando i passeggeri del pericolo".

Il personale deve infatti "salvarsi per ultimo, come recita l’articolo 303 del codice della navigazione, così da salvare i passeggeri. E se non ci riesce, l’extrema ratio è l’abbandono della nave. L’equipaggio ha il dovere di liberare le scialuppe, aiutare le persone in difficoltà, come cita la Convenzione internazionale Solas, scritta alla fine degli anni Venti dopo l’affondamento del Titanic e riformata a più riprese nel ’74 e fino al 2015".

 

 

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