Sharon Verzeni, il compagno vive a casa dei suoceri. Interrogati sorella e cognato
Dopo il fidanzato Sergio Ruocco, i carabinieri di Bergamo hanno convocato in caserma oggi pomeriggio la sorella, il cognato e il fratello di Sharon Verzeni, la donna di 33 anni uccisa con quattro coltellate per strada esattamente tre settimane fa, nella notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi, mentre passeggiava in via Castegnate a Terno d'Isola. I tre familiari sono giunti al comando provinciale di via delle Valli intorno alle 14,30, senza avvocato, per essere ascoltati come persone informate sui fatti.
Sembra invece perdere quota la pista rilanciata dal padre di Ruocco, quello di avances ricevute al bar dove Sharon lavorava come barista e respinte dalla donna. "In un bar entra tanta gente, di ogni tipo. La mia ipotesi è che qualcuno possa aver infastidito Sharon, magari facendole delle avances", le parole dell'uomo a Il Giorno, smentite però dai colleghi della vittima. Oggi l'attenzione dei carabinieri è focalizzata quindi sull'acquisizione del maggior numero possibile di informazioni che riguardino Sharon, e in questo quadro vanno inseriti gli interrogatori di fratello, sorella e cognato.
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"Non faccio che chiedermi: perché è successo proprio a noi?”, ripete invece Ruocco in una intervista a Repubblica. L'idraulico di 37 anni era da oltre 13 anni il compagno della barista uccisa a Terno d’Isola. I carabinieri lo hanno sentito due volte come persona informata sui fatti. "Io lo spero che mi chiamino! Se serve a dare una mano, certo che vado. Avrei preferito andarci già ieri, e ci andrei pure oggi", afferma Ruocco sulla possibilità di essere ascoltato nuovamente. "Non abbiamo parlato tutto quel tempo - racconta dell'incontro con i carabinieri durato 5 ore -. E poi hanno sentito anche mio padre. Abbiamo parlato della nostra vita, delle nostre poche amicizie. Io lo spero che mi chiamino".
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"Io spero che prendano questa persona. Ma non ho idea di chi possa essere. Se lo sapessi, andrei dritto dai carabinieri. Non riesco a capire, voglio sapere", continua. Il fidanzato di Sharon poi spiega perché vive con i genitori della compagna: "Perché almeno stiamo insieme, ci diamo supporto in un momento così difficile. Spero che lo prendano, è una persona che non merita di stare in giro, perché non sai cosa può fare ad altri. Non voglio chiamarla rabbia. Mi dà fastidio il fatto che speravo ci volesse meno tempo per prendere il responsabile". Il fidanzato di Sharon continua ricordando quella sera, quando la compagna è uscita per una passeggiata. "Non riesco a ripensare a quella sera... preferirei davvero non ricordarla. Sharon è uscita tardi, non so perché, forse perché a quell’ora faceva meno caldo. Ma se avessi saputo le avrei detto: 'Aspetta, non uscire'. Non riesco ancora a realizzare che non avremo più una vita assieme, dopo oltre tredici anni". "Se hanno ancora da fare all’interno, è giusto che i carabinieri facciano quello che devono", dice sulla villetta sequestrata dove i due convivevano, "i carabinieri stanno facendo il loro lavoro. Poi, certo, spero qualcuno abbia il coraggio di dire qualcosa".
"Faccio l’idraulico. Lunedì prossimo torno al mio posto di lavoro. Ogni giorno mi sveglio, ho la sua foto accanto al letto qui a casa dei miei suoceri. Almeno ho quella foto... Per il resto sto con la famiglia di Sharon, cerco di fare qualcosa che mi distolga dal ricordo di lei, che mi distragga la mente, altrimenti continuo a pensarci. Io non ci credo ancora al fatto di non svegliarmi più alla mattina con lei - conclude -. Mi dà fastidio pensare che non potremo più sposarci, che non potremo avere un figlio. Volevamo un bambino. Uno sicuro, forse di più. Non faccio che chiedermi: perché tutto questo è dovuto succedere proprio a noi? Non riesco a capire il motivo. Nella nostra vita non c’era nulla di strano".