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Autonomia, le firme raccolte in chiesa imbarazzano i vescovi

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Quante cose non vede, o forse sceglie di non vedere o magari non ammette di vedere, il vescovo Francesco Savino, braccio sinistro di monsignor Matteo Zuppi. E sì che quelle cose sono lì, davanti agli occhi di tutti, figuriamoci dei suoi. Perché monsignor Savino è il vicepresidente della Cei con delega per l’Italia meridionale: le chiese e le parrocchie del Mezzogiorno fanno riferimento a lui. E lui prende il suo incarico molto sul serio.

Un mese fa, commentando la riforma che dovrebbe introdurre l’elezione diretta del premier, ha detto che «la dittatura della maggioranza può provocare derive autoritarie pericolose e difficilmente reversibili». Quanto all’autonomia differenziata, secondo Savino «produrrà profonde e laceranti diseguaglianze», trasformando l’Italia in «un Far West». Parole in linea con le dichiarazioni di Zuppi e con le note della Cei e non nuove per lui. Che a gennaio, intervenendo a un convegno in Calabria, aveva arringato i cattolici: «È l’ora di non fare silenzio, è l’ora di osare. Popolo, basta con la paura». (…)

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