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Ceccon troppo bello? Tutti hanno il diritto di dire "guarda che fisico"

Brunella Bolloli
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Un anno fa, in questo stesso periodo, Thomas Ceccon era già un campione del nuoto: medaglia d’oro nei 50 farfalla ai Mondiali in Giappone. Il fisico da urlo era lo stesso di adesso, più i capelli ondulati e il baffetto da cinema eppure le cronache non sportive si occuparono di lui per una frase postata sui social («Boia chi molla») che, amplificata dai soliti leoni da tastiera, lo spedì come un razzo nel girone dei nemici del politicamente corretto: fascista pure lui, è stata l’accusa, come il governo che era in carica da neanche dodici mesi. Lui si giustificò subito dicendo che non conosceva il significato di quella frase, non sapeva la storia che c’era dietro, l’intento del suo post un po’ guascone era quello di scrivere un messaggio auto-motivazionale e a 22 anni ci può anche stare che un ragazzo che passa intere giornate in vasca non sia un esperto di politica né tantomeno di slogan cari al Ventennio.

Oggi, tolto il baffo e le etichette politiche che con lui non attaccano, Thomas Ceccon fa ancora parlare di sé aldilà dei meriti sportivi. È bello e che gli vuoi dire? Non si può negare. Sembra un dio greco, ha un corpo scolpito da allenamenti infiniti e la fortuna che bacia gli audaci anche quando in tuta, calzini bianchi e aria spettinata si è rannicchiato sull’erba per un banale pisolino. È il suo momento. La premier Giorgia Meloni è andata a Parigi a visitare Casa Italia e a pranzo l’hanno fatta sedere tra Ceccon e il “collega” Nicolò Martinenghi da Varese, altro atleta olimpico che ora tutta Italia conosce per le bracciate inarrivabili e lo sguardo che fa impazzire.

 

 

 

«Fisico da bronzo di Riace e bel viso da attore», ha scritto in tempi non sospetti il Corriere, e fin qui nessuna polemica. Ora capita che la foto dei due, il moro e il biondo del nuoto azzurro, con in più l’altro nostro campione, Gregorio Paltrinieri, pubblicata da un settimanale e condivisa sui loro profili, abbia scatenato una marea di reazioni. Non tutte da intenditori di thriatlon, ovvio. Commenti arrapati, c’è da ammetterlo, di fronte all’addominale perfetto e al costume che aderisce come una seconda pelle e lascia scoperto il giusto.

«Signore perdonami perché ho peccato», comincia una su Instagram seguita da centinaia di altre sognatrici più o meno anonime. «Ci vuole un’indulgenza plenaria!»; «perdona anche me»; «sono fuori età, ma stavolta ho peccato pure io»; «molto peccato»; «siamo in tante che pecchiamo». E via così. Un risveglio di sensi e ormoni che neanche Imane Khelif. C’è pure un esponente del centrosinistra, non troppo sconosciuto alla politica romana, che è andato a Parigi a seguire le Olimpiadi e accanto alla foto dei tre atleti ha scritto frasi che certo la Schlein non gradirebbe. Insomma, è un florilegio di estimatori ed estimatrici del trio atletico e acchiappa medaglie. Al punto che Ceccon si è imbarazzato.

«Vi prego non sessualizzatemi», è stata la richiesta del campione veneto di fronte alla marea di apprezzamenti, alcuni forse troppo spinti, ricevuti nei giorni scorsi. Perché non c’è solo chi gli ha scritto che è bello e bravo, ma pure di più. «Come vorrei andare a f...a con Ceccon e Martinenghi» è la considerazione volgare che arriva da un uomo convinto di fare la battuta del secolo. Le più “assatanate” sono le fanciulle. Si passa dall’innocuo «quanta bellezza in un solo scatto» a «lo spuntino di una ragazza italiana», oppure «mi sento già incinta» e al desiderio di giacere tutti insieme una notte non certo per una partita di burraco, ecco il passo è breve.

 

 

 

Ceccon non ci sta, ok l’apprezzamento per il fisico, ma no alla «sessualizzazione», che significa in pratica annullare la persona riducendola al suo corpo e spostando ogni attenzione alla sfera sessuale senza il consenso dell’interessato. E se questo è un fenomeno che di solito riguarda le ragazze, al centro di un interesse maschile oltre i limiti, scrutate e analizzate neanche fossero cavie da laboratorio dal lato B al decolleté fino alla punta dei piedi per gli amanti del feticismo, ecco ora siamo all’opposto. Ma parlare di “vittime” in questi casi non è esatto. Le vittime, e l’ultimo feroce femminicidio ieri lo dimostra, sono le donne ammazzate e fatte a pezzi da ex mariti e compagni. Non si è vittima di una frase gentile, finanche un po’ sopra le righe. E questo deve valere per i maschi come per le femmine. Se non si può neanche dire «come sei bello» a uno sportivo per non ferirlo, allo stesso modo non si può dire a una donna, a maggior ragione di più. Ma la storia dei commenti a Ceccon, Martinenghi e Paltrinieri, assi del nostro sport, dimostra che anche le donne, se vogliono, apprezzano la bellezza e non temono di dirlo. Magari non fanno catcalling come i maschi e si nascondono dietro a qualche nickname per pudore, però guardano e apprezzano. Sognare, in fondo, costa nulla.

 

 

 

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