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Made in Italy, Salvini mette tutti d'accordo: "Giù le mani dalla Vespa"

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Matteo Salvini una ne pensa, cento ne scrive provocando discussioni e polemiche. Questa volta, però, forse metterà d'accordo tutti. Stamattina il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti ha postato sui social la proposta di "inserire la Vespa tra i veicoli di interesse nazionale per salvarla dalle eco-follie e proteggerla da qualsiasi ipotesi di limitazione alla circolazione". "Una proposta di buonsenso", ha continuato Salvini, "che la Lega porterà avanti, per difendere quello che è un patrimonio, un mito e un simbolo italiano su due ruote conosciuto e ammirato in tutto il mondo". In attesa di capire cosa significa "salvare la Vespa dalle eco-follie" deve essere dato atto al vicepremier che stravolgere il design della Vespa - così radicato nell'immaginario collettivo italiano significa mandarla in soffitta, o meglio al museo vista l'importanza culturale che ha assunto. 

 


Brevettata nel 1946 a Pontedera in provincia di Pisa, commissionato da Enrico Piaggio all'ingegnere aeronautico Corradino D'Ascanio, che paradossalmente odiava le motociclette e progettava elicotteri, la Vespa è diventata subito un'icona di stile e innovazione. Nessun mezzo di trasporto su due ruote prima di lei aveva un design dalle linee fluide come quelle di un aereo, la carrozzeria monoscocca e il motore nascosto. Questi elementi hanno ridefinito il concetto di scooter e dunque il suo uso perché era davvero modello rivoluzionario: non era più solo un mezzo di trasporto, rappresentava la libertà e l'emancipazione visto che per la prima volta era destinata non solo agli uomini ma anche alle donne che piano piano iniziavano a rivendicare la loro indipendenza. Fin dal suo debutto la Vespa ha rappresentato un nuovo modo di vivere la mobilità, accessibile e alla portata di tutti, e un'idea di libertà che ha affascinato generazioni. Non è un caso che sia esposta in musei importanti come simbolo del Made in Italy, dalla Triennale di Milano al MoMA di New York, confermando il suo status di capolavoro del design industriale.

 

Bella, aerodinamica, accattivante, colorata, unica, la Vespa è diventata subito un'icona di stile a cui hanno attinto artisti e cineasti. Con non ricordare "Vacanze Romane" (1953), dove Gregory Peck e Audrey Hepburn attraversano Roma a bordo di una Vespa bianca. La Vespa comparve poi come protagonista anche nelle commedie di Steno - “I tartassati” (1959) - e Dino Risi - “Poveri, ma belli” (1956) - e nel film “La dolce vita” (1959), il capolavoro di Federico Fellini ambientato nella Roma a cavallo fra anni Cinquanta e Sessanta. Cinema, televisione, letteratura, teatro ma anche e - soprattutto - arte figurativa. La Vespa fin da subito è stata fonte di ispirazione per gli artisti. Le sue linee inconfondibili colpivano l’immaginazione dei pittori e le sue originali forme sollecitavano la creatività degli scultori; i vespisti suscitavano curiosità e suggestioni nei fotografi, così come il design stesso della Vespa stimolava la fantasia di grafici e pubblicitari di mezzo mondo.

 

Uno dei primi grandi artisti che si è accostato alla Vespa con intenti professionali fu Salvador Dalì, il grande pittore surrealista, che "volle decorare in modo bizzarro la carrozzeria della Vespa, apponendovi la sua firma e il nome della compagna e musa ispiratrice Gala". Quella Vespa - una 150 S -, così impreziosita dal tocco di Dalì, partì per un “giro del mondo in 79 giorni”, condotta da due studenti universitari spagnoli.  Da allora sempre più artisti si sono avvicinati al tema della Vespa, avanzando originali e personali interpretazioni estetiche e facendo così tramutare un oggetto metallico dalle asettiche forme in un vero e proprio “soggetto d’arte”. Primo tra tutti Marco Lodola, artista fondatore del movimento Nuovo Futurismo, che con le sue opere luminose e colorate celebra da sempre quest'icona pop degli anni 50. Ma anche Luca Alinari, Ugo Nespolo, Bruno Donzelli protagonisti nel 2017 tra tanti altri di una ricca mostra al Macist di Biella voluta fortemente da Omar Ronda “La Vespa nella storia e nell’arte”. 

La proposta di Salvini dovrebbe dunque mettere tutti d'accordo perché riflette non solo la volontà di preservare un mezzo di trasporto, ma anche di difendere un simbolo del Made in Italy. Proteggere la Vespa significa salvaguardare un pezzo di storia, cultura e arte italiana, un patrimonio che abbiamo ereditato e che bisogna valorizzare, non cancellare.

 

 

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