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Arcigay, la campagna sul cambio sesso per bambini e adolescenti fa discutere

Giorgia Petani
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Ha una folta chioma di capelli scuri raccolti in una lunga coda di cavallo. Sulle labbra un filo di lucidalabbra e al collo indossa una catenina con un grosso ciondolo a forma di cerchio. Si mostra così Viola, la bambina romana transgender di quasi 12 anni, protagonista nel video che promuove la nuova campagna choc di Arcigay per cambiare sesso. Il nome scelto per pubblicizzare la nuova "Call to action", promossa dall’associazione in collaborazione con Affetti oltre il Genere, è "Chiedimi se sono felice". La domanda che a noi, invece, sorge spontanea è: "Ma dove siamo arrivati?".

L'invito di Arcygay è quello di "dare voce a bambini e adolescenti transgender e alle loro famiglie e sostenere i loro percorsi di affermazione di genere". Sulle pagine social dell’associazione è da circa un mese che vengono pubblicati video in cui bambini e bambine raccontano serenamente del proprio cammino per cambiare sesso.  "Io lo dico a tutti tranquillamente", spiega Viola sorridendo che aggiunge: "Sto facendo il percorso al Careggi di Firenze da tre anni. Ho detto a mia mamma che non mi piaceva il genere in cui ero nato perciò ho voluto chiederle se c'era una soluzione e a nove anni ho iniziato il percorso". Accanto a lei compare un'altra bambina transgnder, Zoe. La bambina nel video afferma di non sentirsi uomo fin "da quando avevo 12 anni. Quando sono andata al Careggi mi hanno salvato la vita, perché io a un certo punto l'avrei fatta finita", ammette l'adolescente. 

 

 

 

Ad averla fatta stare meglio è stato il fatto che il suo corpo ha smesso di avere i connotati tipici di un ragazzino di 15 anni. "La triptorelina mi ha aiutato tantissimo perché mi ha bloccato i peli, il pomo d'adamo, l'erezione al mattino e questo mi ha salvato tanto." Ma queste sono solo alcune delle storie di bambini e bambine che hanno deciso, (con l’autorizzazione dei propri genitori) a intraprendere questo percorso.

Navigando sul sito di Arcigay è possibile scoprire qualcosa in più sulla campagna Chiedimi se sono felice. Oltre alla raccolta firme, l'associazione invita le persone a diffondere "l'appello tramite WhatsApp e fai la differenza" scrivono sul sito. Ma sulla pagina c'è anche spazio per l'ironia: "Giù le mani lo diciamo noi!", il riferimento è chiaro e non ha bisogno di spiegazioni. Forse, però, bisognerebbe spiegare in che cosa consiste questo fantomatico "percorso". In Italia sono pochissimi i centri specializzati nella presa in carico e nel trattamento della varianza di genere, uno di questi appunto è il Centro per l'incongruenza di genere dell'ospedale Careggi di Firenze, che come ricorda anche l'associazione "di recente è stato oggetto di una investigazione da parte del Ministero della Salute a seguito dell’interrogazione parlamentate a firma dell'on. Gasparri sui "potenziali pericoli per la salute legati alla somministrazione della tritorelina", il farmaco che sospende in modo temporaneo e reversibile lo sviluppo della pubertà.  L'uso però della triptorelina, viene indicata solitamente negli uomini, per il trattamento del carcinoma della prostata ormone-dipendente; nelle donne, per il trattamento del carcinoma della mammella ormono-sensibile in fase di pre-menopausa e peri-menopausa, nell’endometriosi, nel trattamento dei fibromi uterini e nell'ambito della fecondazione in vitro e altre tecniche di riproduzione assistita; nei bambini, per il trattamento della pubertà precoce.

Tra gli effetti collaterali troviamo: la riduzione della densità minerale ossea, l’osteoporosi e a un aumentato rischio di frattura ossea. Inoltre, si possono verificare: vampate di calore, impotenza, diminuzione della libido, nausea, disordini del sonno, riduzione della massa muscolare, dolore delle articolazioni, aumento di peso e alterazione dell'umore. A indagine ministeriale conclusa non sono state attribuite "responsabilità né al Centro per l’incongruenza di genere dell’Ospedale Careggi né all’equipe che ci lavora", si legge ancora sul sito, ma l'utilizzo di questa sostanza continua a destare molte preoccupazioni. Lo scorso 7 maggio è stata approvata dal Consiglio regionale della Lombardia la mozione proposta dalla Lega sulla "Somministrazione del farmaco Triptorelina". Il testo impegna la Giunta "a sostenere il tavolo ministeriale per "stabilire nuove linee sull'utilizzo della triptorelina in casi di disforia di genere e supportare la ricognizione in corso presso le Regioni e i conseguenti opportuni approfondimenti".

 

 

 

 

 

 

Guarda qui il video di Arcigay

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Arcigay - Associazione LGBTQIA+ (@arcigay)

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