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Stretto di Messina, il ponte c'è ma non si vede: il progetto che zittisce i "noPonte"

Nicoletta Orlandi Posti
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Il ponte c'è ma non si vede. Nel braccio di mare che separa l'Italia peninsulare dalla Sicilia non c'è nessuna infrastruttura invasiva, nessun danno all'ambiente e al paesaggio. Sia guardando verso Messina, sia guardando verso San Giovanni - e pure dall'alto perché ci sono i droni - quello che compare alla vista è un arcipelago di una decina di isolette artificiali piene di alberi, di arbusti mediterranei che offrono ospitalità a tante specie animali diversi. Non è un trucco alla Houdini, ma un progetto firmato da Angelo Renna, architetto e landscape designer italiano che ha sviluppato un particolare interesse nel preservare e implementare elementi naturali nell'architettura. 

 

Vincitore nel 2015 del premio NIB per i Top10 architetti sotto i 36 anni nella categoria paesaggistica e recentemente selezionato come uno dei giovani talenti da WALLPAPER Magazine, Renna ha trovato l'idea che potrebbe mettere d'accordo tutti. Si tratta di un tunnel sottomarino destinato a risolvere, si spera, la discussione tra chi ritiene il ponte sullo Stretto una infrastruttura fondamentale per collegare la Sicilia alla Calabria e dunque al Continente per ragioni economiche, posti di lavoro, logistica e turismo e chi invece reputa la grande opera un danno per l'ambiente e l'ecosistema marino. 

 

Renna ha immaginato un tubo lungo circa 6 chilometri, posizionata a 50 metri di profondità per evitare ogni tipo di problema al traffico marittimo. Il tunnel sarebbe suddiviso su due livelli: in quello inferiore è prevista una pista ciclabile circondata da terrari con piante con piante e alberi per “migliorare la qualità dell’attraversamento”, mentre in quello superiore auto e camion transiterebbero su corsie laterali per lasciare spazio ai treni in quella centrale. Dunque auto, biciclette e treni potrebbero transitare contemporaneamente nella massima tranquillità e sicurezza. 

 

Sì, ma come verrà ancorato? Le preoccupazioni degli ambientalisti vengono placate dall'idea di Renna che esclude ogni perforazione al fondale marino: il tunnel sarà collegato a pontoni galleggianti superficiali, che in pratica saranno isole artificiali galleggianti, andando a creare una sorta di arcipelago nello Stretto. “Il fatto che il ponte sia sommerso consente una massima attraversabilità in superficie per ogni tipo di imbarcazione e un impatto visivo praticamente neutro”, ha detto Renna ad Artribune spiegando che il progetto nello stesso tempo agirebbero a supporto della flora e fauna locali nella parte superiore, oltre che delle forme di vita marine nella parte sotto l'acqua. Le piante e la superficie erbosa presenti sulle isole, infatti, fornirebbero un habitat adeguato per uccelli e microrganismi; nella loro porzione sommersa, assumendo l’aspetto di “colline capovolte”, contribuirebbero alla conservazione della biodiversità sottomarina.

 

La proposta firmata da Renna (in team con Kittan Kodijat) è tutt'altra che campata in aria, anzi prova ad “aprire una discussione più approfondita e ampia”. Secondo quanto riferito dall’architetto ad Artribune “l’iter decisionale del ponte a campata unica è già a uno stato avanzato”, ma proverà comunque a sottoporre il progetto a chi di dovere. Di certo c'è lo studio a monte del progetto e la volontà di superare il dibattito "ponte sì o ponte no?" quanto piuttosto, ha spiegato Renna a Valentina Silvestrini, di “sviluppare una strategia progettuale che tenga conto della fragilità del territorio”. In ballo ci sono aspetti di natura tecnica, politica, economica e sociale, gli interessi legati all'infrastruttura che collegherà tra la costa calabrese e la sponda siciliana sono molteplici, ma per Renna ciò che vanno considerate innanzitutto sono “l’elevata sismicità locale, l’ecosistema marino, la fattibilità economica, e l’impatto di un’opera così grande sulle persone che vivono lungo la costa”. 

 

Il paesaggista fiorentino, di base ad Amsterdam, ricorda che nel 1969 vinse il concorso per la mega opera la proposta dell’ingegnere Alain Grant di “un ponte sommerso per lo Stretto di Messina, che prevedeva una fitta rete di ancoraggi ai fondali lungo tutta la lunghezza del ponte, con impatto ambientale significativo”, precisa ancora Renna. L’assenza di ancoraggio al fondale marino nella tipologia del suo progetto determinerebbe invece un impatto ambientale significativamente inferiore rispetto al ponte sospeso a campata unica. Un “vantaggio” al quale andrebbe poi a sommarsi la possibilità di rimuovere l’intera struttura, formata da elementi prefabbricati, al termine del suo ciclo di vita. 

 

 


 

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