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Filippo Turetta, il padre dopo le intercettazioni: "Vi supplico... temevo si suicidasse"

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Travolto dalle polemiche per le intercettazioni in carcere, effettuate alla prima visita a suo figlio, Filippo Turetta, l'omicida di Giulia Cecchettin. A essere travolto dalle polemiche è il padre, Nicola Turetta, finito nel mirino per quanto detto al figlio e, inspiegabilmente, poi diffuso a mezzo stampa.

"Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista. Devi farti forza. Non sei l'unico. Ci sono stati parecchi altri. Però ti devi laureare...", diceva Nicola a Filippo Turetta. Frasi difficili, quelle rivolte da un padre a un figlio che si è macchiato di un delitto efferato. Frasi difficilissime da giudicare, considerato il contesto emotivamente drammatico in cui ci si trovava. Eppure, è scattata la lapidazione mediatica del padre del ragazzo. Sulla vicenda è intervenuta anche Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, che ieri - sabato 27 luglio - sui social ha puntato il dito contro la "normalizzazione dei femminicidi che avviene nei contesti patriarcali".

E ora, raggiunto dal Corriere della Sera, è lo stesso padre di Turetta a scusarsi: "Chiedo scusa per quello che ho detto a mio figlio. Gli ho detto solo tante fesserie. Non ho mai pensato che i femminicidi fossero una cosa normale. Erano frasi senza senso. Temevo che Filippo si suicidasse. C’erano stati tre suicidi a Montorio in quei giorni. Ci avevano appena riferito che anche nostro figlio era a rischio. Quegli instanti per noi erano devastanti. Non sapevamo come gestirli. Vi prego, non prendete in considerazione quelle stupide frasi. Vi supplico, siate comprensivi", ha detto Nicola Turetta al Corriere, che dà conto delle sue parole nell'edizione online. Secondo il quotidiano, la voce del padre di Turetta "è rotta di continuo dal pianto mentre esprime tutta la disperazione per l'ondata di indignazione che lo ha travolto in questi giorni". 

E ancora, ha aggiunto: "Non ho dormito questa notte. Sto malissimo. Sono uscito di casa per non preoccupare ulteriormente mia moglie e l’altro mio figlio - ha sottolineato -. Ora si trovano ad affrontare una gogna mediatica dopo quel colloquio pubblicato dai giornali. Io ed Elisabetta avevamo appena trovato la forza di tornare al lavoro. Abbiamo un altro figlio a cui pensare, dobbiamo cercare di andare avanti in qualche modo, anche se è difficilissimo. Domani chi avrà il coraggio di affrontare gli sguardi e il giudizio dopo quei titoloni che mi dipingono come un mostro. Ero solo un padre disperato. Chiedo scusa, certe cose non si dicono nemmeno per scherzo, lo so. Ma in quegli istanti ho solo cercato di evitare che Filippo si suicidasse", ha aggiunto.

Infine, sul consiglio dato a Filippo, quello di laurearsi: "Gli ho detto ti devi laureare, non perché mi interessasse, o perché sperassi in un futuro fuori dal carcere per lui, ma solamente per tenerlo impegnato e non fargli pensare al suicidio. È logico che non se ne farà niente di quella laurea, dovrà giustamente scontare la sua pena per quello che ha fatto", ha aggiunto Nicola Turetta, disperato e costernato per quanto accaduto. "Non pronuncerei più quelle parole, ma era un tentativo disperato di evitare un gesto inconsueto. Mi dispiace davvero tanto. Provo vergogna per quelle frasi, non le ho mai pensate", ha ribadito e concluso.

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