Max Leitner, com'è morto il "re delle evasioni": quel video choc per Napolitano
Conosciuto in tutta Italia, soprannominato il 'Vallanzasca dell'Alto Adige' per essere stato autore di cinque rocambolesche evasioni dopo condanne a rapine a istituti di credito e assalti a furgoni portavalori tra le fine degli anni '80 e il 2013 tra Austria e nord Italia, Max Leitner è stato trovato senza vita in serata nell'appartamento dove viveva a Merano.
Leitner, 66 anni di Elvas nei pressi di Bressanone, ha portato avanti per quasi tre decenni un'attività criminale senza spargimento di sangue e ingaggiato sfide con le forze dell'ordine. Leitner era malato da tempo e a rinvenire il suo cadavere è stato un amico che fungeva da operatore per aiutarlo. "Sono veramente la più povera vittima di ingiustizia di tutti i tempi". E' stata quella la frase più significativa in quel videomessaggio risalente a più di dieci anni fa quando Leitner chiese la grazia all'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
L'ultimo episodio di una lunga serie il 18 settembre del 2021 quando in zona industriale a Bolzano nei pressi di un locale notturno, lo "Showgirl Discosexy", è stato fermato dalla polizia dopo che una prostituta nigeriana aveva udito esplodere colpi. All'interno dell'auto di Leitner sono stati trovati una pistola P38, un fucile calibro 22 con silenziatore, un taser, una maschera da carnevale e un finto berretto da poliziotto. Immediato l'arresto per detenzione abusiva di armi e resistenza a un pubblico ufficiale.
La carriera criminale di Leitner era iniziata nel 1988 con le prime rapine commesse nelle vallate di casa. Nell'agosto del 1990 il rocambolesco assalto a un portavalori in territorio austriaco che trasportava 90 milioni di scellini. All'uscita dell'autostrada di Innsbruck sud scaturì una sparatoria con gli uomini della gendarmeria austriaca. Leitner venne condannato a 12 anni di carcere ma dopo pochi giorni fuggì definendo il carcere tirolese una "prigione medioevale".
Successivamente alla frontiera di Prato alla Drava si consegnò alla giustizia italiana che lo tradusse in carcere a Bolzano. Nel 1992 la seconda evasione sfruttando la tecnica dei lenzuoli. La nuova latitanza durò' sei mesi prima del nuovo arresto a Padova dove rimaste fino al 2 giugno del 2002, data della terza evasione a seguito di un permesso premio. Ai primi di luglio del 2002, Leitner assieme a due complici rapinò la Cassa Raiffeisen di Molini di Tures in Alto Adige rubando circa 30.000 euro. Nella rocambolesca fuga a bordo di una Fiat Uno rubata, Leitner cercò di nascondersi in un campo di mais ma venne catturato dai carabinieri e quindi trasferito nel carcere di Bergamo.
La permanenza nella cella della struttura bergamasca durò due mesi perché Max fuggì nuovamente, questa volta supportato dal clan Radosta. Il 29 dicembre 2004, Leitner ed Emanuele Radosta vennero arrestati a Rabat in Marocco: l'evasione costò ulteriori 3 anni e 8 mesi di reclusione. La quinta evasione il 27 ottobre 2011. Leitner scappò dal carcere di Asti dov'era rinchiuso dal giugno 2007. Il 'Vallanzasca dell'Alto Adige' si fece appoggiare da don Giuseppe Bussolino, cappellano della struttura penitenziaria. Il motivo era quello di recarsi a Elvas per incontrare la madre Frieda, scossa per la morte del marito, padre di Max, avvenuta due mesi prima.
Al termine del permesso il 'Re delle evasioni', però, non rientrò. La latitanza del pluri-rapinatore terminò dopo 42 giorni: alle ore 7,50 del 7 dicembre del 2011 i carabinieri di Bolzano con l'ausilio del Gis lo scovarono in un appartamento della villetta del cugino Erwin Heinrich Purer a Vandoies di Sopra in Alto Adige. Pochi giorni prima dell'arresto di quasi tredici anni fa Leitner, attraverso un video postato su Youtube girato in una grotta, chiese la grazia al Capo dello Stato: "Egregio dottor Giorgio Napolitano, Capo dello Stato, sono Max Leitner una povera vittima di persecuzione. Le chiedo gentilmente di provvedere se potrò ottenere la grazia per poter vivere una vita normale e leale". Nel video, inviato al quotidiano in lingua tedesca di Bolzano, Suedtiroler Tageszeitung, si era rivolto ai suoi 'amici di Facebook' (circa quattromila utenze), dicendo, 'purtroppo sono gravemente ammalato e la salute è precaria. Vorrei chiarire che non è vero che sono scappato, sono fuggito dalla giustizia italiana che mi sta trattando come un uomo che ha ammazzato una persona" per poi aggiungere, "io non sono un traditore, ho agito in questa maniera perché sono la più povera vittima di ingiustizia di tutti i tempi". Il video si concludeva, "la vittima sono io, vi saluto, Max Leitner".