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Roma, la Capitale invasa dalle baraccopoli rom: cosa nasconde Gualtieri

Pietro De Leo
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C’è un doppio livello nel racconto di quel che oggi è Roma. Il primo è il livello del volto bonario con cui il sindaco Roberto Gualtieri, Pd, racconta tutti i giorni sui social l’avanzamento dei cantieri in vista del Giubileo. Il ’primo cittadino mostra, post dopo post, il rammendo e il ripristino di vie e piazze che va avanti, riqualificazione dopo riqualificazione, asfaltatura dopo asfaltatura. Non manca nemmeno lo spazio per una strimpellata la chitarra è notoriamente la sua grande passione - per inaugurare la nuova stagione estiva della spiaggia Tiberis a Ponte Marconi, riva sinistra del Tevere. Una cartolina che pare ricordare le spiagge lungo il fiume Sprea a Berlino. Tutt’intorno un brulicare di commenti, tra i quali a occhio prevalgono i positivi.

Poi c’è il secondo livello, quello di chi ogni giorno deve insinuarsi nella selva di strade della città, per andare a lavorare e vivere la propria giornata. Oppure chi fa i conti con le condizioni del proprio quartiere, semplicemente per andare a buttare la spazzatura la sera oppure avere il diritto di farsi una passeggiata. E qui il sorriso del racconto gualtieriano lascia lo spazio, in molti quartieri, alle lacrime, la rabbia e la preoccupazione. Quelle che proponiamo in pagina sono le foto scattate in via Isacco Newton, nei pressi di via Portuense. Raffigurano un insediamento improvvisato, forse la parola baraccopoli rende meglio l’idea. I più accorti aguzzeranno lo sguardo: attorno l’insediamento è un trionfo di sterpaglie, il tutto ai piedi di un viadotto. Non è di oggi, questa situazione, ma si è incancrenita nel tempo e già lo scorso anno fioccarono le proteste dei residenti per il rischio incendi. Spiega Federico Rocca, consigliere di Fratelli d’Italia in Assemblea capitolina: «In via Isacco Newton questi insediamenti si creano, poi vengono sgomberati, poi si ricreano. Quello di questi giorni è forse l’insediamento più importante».

 

 

 

E poi spiega che la “geografia del degrado” nella zona non è proprio felice. «A 2500 metri di distanza c’è il viadotto della Magliana. Lì c’è un altro insediamento, che ho segnalato lo scorso 8 maggio e su cui ancora non sono stati presi provvedimenti. Più avanti ci sono via del Cappellaccio e Lungotevere della Magliana, dove si sono verificati degli incendi. C’è anche il tema dell’incuria, ma gli insediamenti abusivi purtroppo contribuiscono ad aumentare i rischi: lì abitualmente si bruciano cose, oppure si utilizzano bombole del gas. Peraltro, nello specifico in via Isacco Newton ci troviamo nel pieno di una zona urbanizzata. Con il consigliere Marco Palma, collega dell’ XI Municipio, abbiamo denunciato tutto questo, per richiamare l’attenzione del sindaco sul fatto che oltre ai cantieri del Giubileo c’è dell’altro...e una città che soffre».

 

 

 

Peraltro, anche riguardo alla preparazione verso l’Anno Santo, pure le zone che saranno interessate dall’afflusso dei pellegrini non stanno messe benissimo. La Stazione Termini è ormai alimento di una poco felice letteratura purtroppo ormai incastonata nell’immaginario collettivo (qualche giorno fa si è tenuta una fiaccolata promossa dall’ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, con il suo movimento politico). Per andare a prendere un tema fresco fresco di questi giorni, i video di Simone Cicalone, basta visionare documentazione diretta di quel che accade nei dintorni di Piazza dei Cinquecento, con bivacchi popolati da gente assai suscettibile che se “disturbata” non si fa problemi nello scagliare bottiglie di vetro random, dove arriva arriva.

 

 

 

È purtroppo facile l’elenco delle zone critiche non troppo lontane dalla stazione andando verso il centro: le mura all’altezza di Corso Italia, l’area di Santa Croce in Gerusalemme...i bivacchi sugli argini del Tevere, i problemi intorno a Piazza San Pietro per via dei clochard che dormono sotto il Colonnato. Rocca, peraltro, denuncia: «In passato qualcuno ha provato a contrastare questa situazione, ma dall’attuale amministrazione non vediamo alcuna iniziativa. Anzi, l’ultima trovata è la tensostruttura per accogliere i senza fissa dimora alla Stazione Termini. Si è mai vista una cosa del genere in altre capitali europee?». Peraltro, basta solo fare un giro sui social per comprendere le lamentele per il degrado anche da parte di comuni e semplici cittadini siano ampie e diffuse. E vogliamo parlare poi dei -“rischi sotterranei” che si corrono prendendo la metropolitana, tra borseggiatori e baby gang? Insomma, la Roma ferita, purtroppo, non è semplicemente un hashtag.

 

 

 

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