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Giacomo Passeri, la vita inquieta dell'"Ilaria Salis bis" della sinistra

Alessandro Dell'Orto
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«Giacomo Passeri? Ah, sì, ho sentito qualcosa in tv, ma io non lo conosco. È davvero di qui? Mai visto prima». Che tu sia in periferia (zona ex cementificio), in centro città o lungo il mare (bagno Orsa Maggiore) i pescaresi - dai ragazzini in un campetto da basket ai quarantenni che si abbronzano a riva fino agli anziani seduti al tavolino di un bar - scuotono la testa e ti guardano stupiti. Giacomo Passeri, il 31enne in carcere in Egitto con l’accusa di possesso e traffico di droga, è il nuovo simbolo utilizzato dalla sinistra per sostituire la Salis ormai riciclata in Europa (lui è un profilo perfetto: è sorridente, bello e anche di colore) e per attaccare la destra, ma qui a Pescara non è particolarmente popolare e non scalda gli animi (chi ha letto le notizie dice: «Vediamo che succede, perché un conto è farsi una canna, un conto e avere 60 ovuli di droga nella pancia»).

D’altronde non potrebbe essere altrimenti: nato a Freetown, in Sierra Leone (è il più piccolo di cinque fratelli; il padre ingegnere, originario di Pescara, si era trasferito in Africa per lavorare), è venuto in Italia nel 1997 e la città gli è sempre stata un po’ stretta. Giacomo lo descrivono come uno spirito libero, un giramondo, uno che ama prendere e andare (era capace di sparire per lungo tempo e per questo i familiari non si sono preoccupati subito quando è stato arrestato) e basta spiare un po’ i suoi social per comprendere meglio.

 

 

 

I VIAGGI

Scorri le fotografie di Instagram e lo vedi a Cuba, poi ad Amsterdam, in montagna e subito dopo al mare, vestito sportivo ma anche elegantissimo, spesso in viaggio oppure a Londra, dove si è trasferito cinque anni fa per lavorare nella ristorazione e nel mondo degli spettacoli. Una vita spensierata lontana dal resto della famiglia (solo la sorella sta con lui in Inghilterra, due fratelli sono in Italia e uno è negli Stati Uniti), con qualche non trascurabile inciampo - nel suo casellario giudiziale ci sono una condanna per lesioni personali (reato commesso nel 2014), nove mesi di reclusione (pena sospesa); e resistenza a pubblico ufficiale (2015), condanna a sei mesi di carcere e anche in questo caso ha goduto della condizionale- e poi un improvviso stop: quello avvenuto lo scorso 23 agosto in Egitto, quando è stato arrestato a Sharm el-Sheik mentre era in vacanza. Da quel momento, secondo il racconto della famiglia (ma c’è da credergli viste le condizioni delle carceri egiziane) per Giacomo sarebbe iniziato un vero incubo, tra interrogatori saltati, interpreti che non si trovano, udienze rinviate continuamente (la prossima sarà a settembre) e contatti sempre più complicati (gli ultimi diretti con i parenti risalgono a pochi giorni dopo l’arresto).

 

 

 

ALTRI CASI

Una situazione che purtroppo capita a molti italiani in galera all’estero (Stefano Conti a Panama, tanto per fare un esempio: un anno di carcere infernale e ora agli arresti domiciliari, sempre là, in attesa del processo), ma questa volta ha appassionato particolarmente la sinistra orfana della Salis, che si è buttata con entusiasmo nella mischia più per attaccare la destra che per prendersi davvero cuore le sorti di Giacomo. E lo ha fatto sia a livello nazionale (con la democratica Laura Boldrini alla Camera) che locale, con Michela Di Stefano del Pd.

«Io questo ragazzo non l’avevo mai sentito prima: il cognome è di queste parti, ma lui non lo conoscevo - spiega Carlo Masci, 65 anni, sindaco di Pescara appena rieletto – non c’è stato ancora il primo consiglio comunale, ma sicuramente affronterò la questione. C’è un aspetto umano che va affrontato e se le condizioni del carcere sono quelle descritte bisogna intervenire, ricordando che per condannare qualcuno bisogna aspettare le sentenze e che Giacomo dovrà avere un giusto processo. Questi sono tutti punti fondamentali che noi difendiamo da sempre e sempre, non come la sinistra che lo dice a secondo di chi è coinvolto. Noi saremo vicini alla famiglia e la aiuteremo, ma senza bisogno che venga a insegnarcelo il Pd».

 

 

 

Il primo cittadino non ci sta a buttarla in politica.  «La sinistra tende sempre a creare personaggi, ma l’ultima cosa di cui ha bisogno questo ragazzo è la strumentalizzazione. E con lui tutta Pescara, che è ancora sconvolta per l’omicidio di Thomas e sta ancora soffrendo. Ecco, il filo conduttore di questi due casi è la droga: i giovani stanno fuggendo di mano e sono saltate tutte le reti di protezione».

 

IL SOLITO METODO

Già, la strumentalizzazione politica. Pescara non la accetta e ed è ancora più pesante la posizione di Guerino Testa, ex presidente della Provincia dal 2009 al 2014 e ora parlamentare di Fratelli d’Italia. «Ormai si buttano in politica temi che non c’entrano», commenta parlando con il nostro giornale. «Strumentalizzare le vicende umane e il dolore è errato e volgare. Attendo che la sinistra, se vuole essere una vera sinistra che non si limita ad andare contro la premier Giorgia Meloni, faccia politica dando motivazioni politiche, non strumentalizzando questioni umane. E, tra l’altro, riportando fatti che non conosce bene solo per entrare a gamba tesa ed avere la prima pagina sui giornali. Alla sinistra do un consiglio, di occuparsi più dei problemi dei cittadini senza divagare su temi che non riguardano la politica del Paese».

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