Passeri con 60 ovuli di droga in pancia: ecco il nuovo mito del Pd
La sinistra strepita. Vuole montare un nuovo “caso Zaki”, e fa niente se Meloni e Tajani hanno svolto un ruolo importante nel suo rilascio. I compagni cercano di creare subito un altro martire: la Salis è già il passato. «Giacomo Passeri», ha dichiarato alla Camera la dem Laura Boldrini, «è un ragazzo di 31 anni detenuto in un carcere egiziano perché trovato in possesso di una piccola quantità di marijuana per uso personale. Stiamo depositando un’interrogazione», ha informato l’esponente del Pd, «e chiediamo al nostro ministro degli Esteri di venire in aula a riferire, per riportare Giacomo in Italia il prima possibile». Poi l’accusa alla premier per aver accolto Chico Forti il quale, ricordiamo, è in carcere condannato all’ergastolo, non siede al parlamento europeo.
Comunque: «Una piccola quantità di marijuana per uso personale», sostiene Boldrini. Bene, si fa per dire: Luigi Giacomo Passeri, 31 anni, originario della Sierra Leone, arrivato a Pescara nel ’97 e residente a Londra, è accusato di detenzione e traffico internazionale di stupefacenti. Altro che una canna, stando all’accusa sarebbe stato trovato con quattro tipi diversi di droga: poco dopo l’arresto, il 23 agosto 2023 in un hotel di Sharm el-Sheik, i medici avrebbero scoperto che in pancia aveva 60 ovuli di stupefacente. Finito in manette si sarebbe sentito male, quindi il trasporto d’urgenza in ospedale per un’operazione di appendicite, ma durante l’intervento il chirurgo avrebbero capito che i dolori erano dovuti a ben altro.
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UN PECCATUCCIO
Niente, Boldrini tira dritto: «Passeri è in carcere per qualche grammo di marijuana, il governo si attivi. Il ministro deve rispondere, Giacomo è detenuto per un motivo davvero futile». L’ex presidente della Camera è scatenata, e derubricati i 60 ovuli di droga (presunti) a una leggerezza poco più, imputa al governo Meloni di essersene fregato delle condizioni detentive del carcerato, ma anche qui la dem pare male informata.
Prima la versione della Boldrini: «L’ambasciata italiana vada a fare visita a questo concittadino. Ci sembra assolutamente strano che questo non sia già accaduto». Sarebbe stato strano, in effetti, e infatti di visite consolari ce ne sono già state, l’ultima a febbraio, e la Farnesina ha fatto sapere di essere in contatto costante coi suoi diplomatici. Inoltre la nostra ambasciata, anche sulla base delle difficili («inumane», denuncia la famiglia) condizioni di detenzione, si è schierata con l’avvocato di Passeri per il trasferimento in Italia. Il problema è che l’Egitto sta facendo resistenza. L’uomo è nel carcere di Badr, una cinquantina di chilometri a Nord del Cairo.
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La prossima udienza è fissata a settembre. Nelle lettere inviate ai familiari, riferisce uno dei fratelli, «Giacomo ha raccontato di essere stato torturato, rinchiuso per molte ore in una cella piena di feci, urine, scarafaggi, con le manette talmente strette da non far più scorrere il sangue nelle dita». E ancora, il 31enne sarebbe poi stato trasferito in un’altra cella «con dodici detenuti accusati di omicidio e tentato omicidio». Avrebbe subìto vessazioni, sarebbero saltati interrogatori, udienze, ci sarebbero carenza di interpreti e lungaggini. Se le cose stanno davvero così non si può che tifare perché ritorni in Italia il prima possibile. Sennonché anche il vicecapogruppo alla Camera di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, parte all’attacco della Meloni: «Passeri è in carcere per uno spinello, dev’essere estradato, il governo deve mobilitarsi, lui e la sua famiglia non possono essere lasciati soli. Non è possibile che per il possesso di una canna sia in carcere in Egitto da dieci mesi». Alle proteste contro il governo si è unito anche Riccardo Magi, segretario di +Europa.
IL CURRICULUM
Passeri a Londra fa il pizzaiolo e l’intrattenitore. È il più piccolo di cinque fratelli, tutti nati in Africa, a Freetown, dove il padre, ingegnere di Pescara, si era trasferito per lavoro. Nel casellario giudiziale del 31enne ci sono una condanna per lesioni personali (reato commesso nel 2014), 9 mesi di reclusione (pena sospesa); e resistenza a pubblico ufficiale (2015), condanna a 6 mesi di carcere e anche in questo caso ha goduto della condizionale. Passeri non avrebbe contatti con la famiglia dal 28 agosto dell’anno scorso. Sembra che il detenuto abbia iniziato lo sciopero della fame nel tentativo di accelerare il processo. I parenti chiedono che non faccia la fine di Giulio Regeni. Alla sinistra interessa farne una vittima, politica, «delle destre».