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Giacomo Bozzoli, l'errore fatale: "Ha acceso l'aria condizionata"

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Il caldo ha fregato Giacomo Bozzoli. Il 39enne imprenditore bresciano, condannato all'ergastolo dopo l'omicidio dello zio Mario, era latitante da una decina di giorni. Alcuni credevano che fosse scappato all'estero. Forse in Marocco, dopo essersi imbarcato su un traghetto dalla Spagna. In realtà l'uomo è stato trovato dai carabinieri in Italia, nella sua villa di Soiano sul lago di Garda. E a tradirlo non è stato un familiare. Ma l'aria condizionata.

Nonostante le continue ondate di maltempo che stanno interessando il nostro Paese, giovedì 11 luglio le temperature erano abbastanza elevate. Il rumore dell'aria condizionata nella villa di Soiano ha insospettito le forze dell'ordine giunte sul luogo per effettuare delle perquisizioni. Alle 5 del pomeriggio si decide quindi per l'irruzione. E, in neanche 30 minuti, trovano sia lui sia i vestiti che indossava a Marbella, dove era stato filmato lo scorso 30 giugno. Un altro indizio per gli inquirenti: una delle telecamere della casa di Soiano del Lago, quella in cui Giacomo Bozzoli viveva con la compagna e il figlio fino a prima della latitanza, ha rimandato un segnale anomalo che è stato interpretato come la conferma che il latitante si trovasse all’interno.

 

 

Poi l'accusa di Bozzoli al procuratore di Brescia Francesco Prete: "Lei è un uomo dello Stato, non si può mettere in galera un innocente". E ancora: "Non mi avete dato la possibilità di difendermi". E infine: "Sono innocente. Lo capirete dalle lettere che vi ho spedito". Il testo è un memoriale scritto di suo pugno durante la latitanza in Francia.

 

 

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