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Giacomo Bozzoli preso dopo 10 giorni: era a Soiano sul Garda

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E' finita la latitanza di Giacomo Bozzoli: il 39enne imprenditore bresciano condannato all'ergastolo per aver ucciso lo zio Mario Bozzoli nella fonderia dell'impresa di famiglia a Marcheno nell'ottobre del 2015 e sparito nel nulla dal 1 luglio, quando era in vacanza in Francia e poi in Spagna con la moglie e il figlio di 9 anni, è stato fermato dai carabinieri a Soiano del Garda, nella villa dove viveva regolarmente. 

L'epilogo di una tanto misteriosa quanto surreale "fuga" regala dunque un ultimo colpo di scena: quando Bozzoli è riuscito a tornare in Italia? Come? E con l'aiuto di chi? Nelle prossime ore, le risposte.

Fino alla notizia della cattura, gli inquirenti stavano ancora lavorando su un doppio fronte d'indagine. Quello italiano, dove si cercavano i complici dell'imprenditore latitante, e quello internazionale. Mercoledì pomeriggio i carabinieri del comando provinciale di Brescia, con gli inquirenti della procura hanno ascoltato, con un'audizione protetta, il figlio di 9 anni del ricercato che ha confermato la versione fornita dalla madre, Antonella Colossi, riguardo all'ultimo contatto avuto con il padre. Secondo il racconto del bambino, del tutto verosimile rispetto a quello della donna, Bozzoli, li avrebbe salutati nel resort di Marbella in Spagna da dove poi sarebbe fuggito.

In campo internazionale è arrivata l'Interpol, che attraverso la sala operativa internazionale ha attivato tutte procedure investigative previste nei protocolli per la ricerca dei latitanti italiani nel mondo. Dopo aver inserito nelle banche dati delle polizie estere il mandato d'arresto internazionale, sono state disposte anche attività tecniche, che sono partite dall'ultimo luogo dove Bozzoli sarebbe stato avvistato e immortalato dalle telecamere dell'hotel spagnolo. Non si escludeva però che Bozzoli, potesse avere con se un passaporto falso acquistato dai rottamai di etnia sinti che fondevano l'ottone nella sua azienda e che sarebbero stati in grado, attraverso la malavita dell'est Europa di procurare un documento d'espatrio falso, con in quale potesse essere salito su una nave mercantile. La strada da battere, invece, era decisamente più "locale".

Le ricerche erano state estese, diramando le foto segnaletiche e le impronte digitali alle autorità dei paesi sud americani e delle Isole di Capo Verde. La procura di Brescia aveva aperto un fascicolo contro ignoti con l'ipotesi di reato di procurata inosservanza della pena per verificare l'esistenza di eventuali complici che potrebbero averlo aiutato a sottrarsi all'esecuzione della pena dell'ergastolo. Al momento non esistono elementi per stabilire responsabilità di presunte omissioni d'atti ufficio nei confronti di chi avrebbe potuto disporre misure cautelari di controllo di Bozzoli alla vigilia della sentenza della Cassazione, quando lui, moglie e figlio erano già da qualche giorno in Spagna.

 

 

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