Emanuela Orlandi e Mirella Gregori "sacrificate": il giudice Martella choc in Commissione
Nuovo capitolo dell’estenuante vicenda di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana scomparsa a Roma il 22 Giugno 1983 e mai più ritrovata. L’ultima audizione in Commissione bicamerale d’inchiesta dell’ex-magistrata, Adele Rando,sulla sua scomparsa e su quella di poco antecedente di Mirella Gregori, 7 Maggio 1983, ha fatto emergere delle novità. La Rando si occupò del caso dal 1990 al 1996 e seguì la pista russo-tedesca, quella dei Lupi grigi e dell’ex-gendarme Raul Bonarelli. La sua audizione è stata completamente secretata.
Ilario Martella, primo giudice istruttore dal 1985 al 1990 dei casi Gregori-Orlandi, nel corso dell'audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa delle due ragazze, presieduta dal senatore Andrea De Priamo, ha affermato: “Ci sono elementi che inducono fondatamente a ritenere che le due ragazze sono state sacrificate a qualche cosa di incredibile ma che si può definire ragion di Stato. Io ritengo che ci si trovi, come ebbe a dire Giovanni Paolo II nell'abitazione della famiglia Orlandi, davanti a un intrigo internazionale”.
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Secondo Martella, infatti, i due rapimenti dovevano servire a distrarre l’opinione pubblica dalla Bulgaria, nel mirino per l'attentato a Giovanni Paolo Il. Sempre Martella dichiara: “Per me l'attentato al Papa è un punto di partenza. È emerso che sin dal 1982 la Bulgaria era molto preoccupata di poter essere coinvolta nell'attentato al Papa… si voleva determinare una disattenzione totale, una sorta di distrazione di massa. Un’operazione simile non era certo affare di bassa manovalanza, tipo la Banda della Magliana, ma serviva che le cose venissero fatte con altissima qualità professionale, da un’organizzazione quale era la Stasi all’epoca. Questa operazione di distrazione di massa - ha proseguito Martella - doveva fare in modo di creare episodi su cui attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica. Io credo che le due ragazze, come avviene normalmente nei sequestri, vengano dopo breve tempo sacrificate. Non c’è maggior pericolo che rimanga in vita una persona che potrebbe essere testimone fondamentale della vicenda. Chi ha agito si è servito di documenti, di vestiti, ma ne ha preso nota prima per usarli dopo, facendo credere alle famiglie che erano in vita, ma era una tragica presa in giro”.
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Sempre Martella afferma: “Chi telefonò nel bar di Gregori risulta abbia la stessa voce dell' ‘americano', ci sono connessioni che fanno ritenere che i due episodi siano collegati”. Martella poi dà la sua lettura: “Io credo che il Vaticano, anche se ha una responsabilità nel non aver dato molto aiuto ai giudici italiani, non sia poi tanto coinvolto. Giovanni Paolo II ha parlato di intrigo internazionale e degli elementi ci devono essere. Io penso che in Vaticano ci sia un dossier. Sarei felice se intervenisse l'attuale pontefice e, rifacendosi a quello che ha detto il predecessore, spiegasse se anche lui è convinto dell'intrigo internazionale”. Quanto, infine, a Marco Accetti che si autoaccusò di aver partecipato ai rapimenti delle due ragazze, Martella è chiaro: “Si è trattato di una meschina messinscena e sia pure dopo molte udienze che si potevano anche evitare, si è dimostrata la sceneggiata del soggetto. Marco Accetti sappiamo bene che è un personaggio che ha fatto perdere molto tempo alla procura di Roma, nei suoi confronti - sottolinea a chiusura Martella - c'è stata una eccessiva bontà".