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2 giugno, vietato urlare "Decima"? Il caso degli incursori finisce in Parlamento

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Daniele Dell'Orco
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Soverchiata dall'invettiva di Claudio Borghi contro Mattarella, la parata del 2 giugno è scivolata via davanti alle tve alla tribuna autorità confondendosi come lacrime nella pioggia romana. Così nessuno ha fatto granché caso alla sfilata muta dei militari del Comsubin (il Comando Subacquei e Incursori). Per tradizione, al momento del passaggio davanti al Presidente della Repubblica, gli uomini del reparto speciale scandiscono infatti a pieni polmoni il grido di battaglia: «Decima!».
Quest'anno, però, sotto al passamontagna beige ai Fori Imperiali hanno scelto di indossare anche il bavaglio, limitandosi a passare oltre il palco d'onore in religioso silenzio.

Poi, di fronte all'Altare della Patria, hanno lasciato cadere dieci rose rosse in segno di tributo verso i propri caduti. Qualcuno ci ha visto un gesto di protesta nei confronti delle autorità che avrebbero scelto di censurarli per evitare un revival delle fastidiose polemiche dello scorso anno, per giunta a pochi giorni dalle elezioni europee. Dodici mesi fa, infatti, gli intellettuali di sinistra Michela Murgia e Roberto Saviano scesero d'improvviso da Urano.

 

 

 

Non si erano mai accorti che gli incursori urlano «Decima!» nel momento clou della loro marcia e, per alimentare le fantasie di un’OPA lanciata dal neofascismo a Palazzo Chigi (il governo Meloni si era insediato 7 mesi prima), sollevarono il caso abbinando all’ingiustificato stupore la diffusione a mezzo social di un fermo immagine con uno dei militari che sembrava impegnato in un saluto romano e sullo sfondo il Presidente del Senato Ignazio La Russa che sfoggiava un sorrisone a 36 denti e il gesto della vittoria con le dita.

«Sono anni che va avanti il processo di normalizzazione. Se il senso del video non fosse chiaro, cercate ‘X flottiglia MAS' su Wikipedia. Vi sarà subito chiaro perché La Russa sorrida tanto e faccia il segno della vittoria», scrisse la Murgia ripresa da Saviano, cercando di tracciare un legame tra il frame e il simbolismo del corpo di fanteria di marina guidato da Junio Valerio Borghese durante la Repubblica Sociale Italiana.

La scrittrice sarda, in buona sostanza, fece un grande trip mentale interpretando il giubilo di La Russa di fronte alla sfilata dei fasci come una istituzionalizzazione del nostalgismo. In realtà si trattava di una foto estrapolata dall'“attenti a sinist”, l’atto tipico d’avvio del corteo militare replicato anche da altri comparti e addirittura dalla Croce Rossa. L’urlo in sé, poi, è sempre stato riferito alla compagnia di cui il Comsubin è erede, ossia la X Flottiglia MAS del Regno d’Italia (poi denominata “Mariassalto”), la stessa a cui ha fatto riferimento il generale Roberto Vannacci, candidato con la Lega, nel suo spot elettorale, e non alla formazione della marina repubblichina.

 

 

 

Nel cerimoniale dell'epoca, quindi, non c'era nulla di apologetico, anzi. I due volti noti della sinistra vennero sbertucciati da tutti e per giorni, anche dalla sinistra stessa. Tra gli altri: Peter Gomez li accusò di «parlare a caso»; Sebastiano Messina di Repubblica li invitò a «farsi vedere da uno bravo»; David Puente su Open fu costretto a bollare il tutto come mera "fake news". Ciononostante, quest'anno gli incursori, pur non avendo nulla di cui doversi vergognare, sono rimasti in silenzio.
E i seguaci ideali dei due intellettuali rossi hanno ripreso fiato parlando di excusatio non petita.

Dietro la scelta c'è in effetti un certo alone di mistero. Il lancio di rose rosse non celerebbe in realtà nessun attacco silenzioso alle autorità, e nessun ordine ufficiale di vietare il grido «Decima!» davanti alle tribune sarebbe arrivato dal Ministero della Difesa, né dallo Stato Maggiore, né dalla stessa Marina. L'iniziativa potrebbe essere stata allora autonoma, con gli stessi militari vogliosi di sottrarsi dalla polemica politica nata dalle parole di Vannacci, come ipotizzato proprio da La Russa che non ha gradito la trovata del generale: «Forse non volevano confondersi nella campagna elettorale. Questo è il risultato che ha prodotto, e non mi pare un bel risultato».

La Lega però non sembra d’accordo. Neanche il tempo di archiviare la polemica per il tweet su Mattarella che di nuovo Borghi ha presentato con il capogruppo del Carroccio alla Commissione Esteri e Difesa, Stefania Pucciarelli, un’interrogazione «peri motivi del silenzio dei militari del Gruppo Operativo Incursori». Così magari si svelerà l’arcano una volta per tutte.

 

 

 

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