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Via alle richieste dei cittadini per sfruttare il "salva-casa"

Claudia Osmetti
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Tutto sommato basterebbe il commento di un tecnico come Giorgio Spaziani Testa che è il presidente di Confedilizia. Dice, Spaziani Testa, che il decreto Salva-casa, fortemente voluto dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini (Lega), convintamente varato dal governo Meloni di centrodestra e pubblicato mercoledì 29 maggio in Gazzetta ufficiale, quindi ora esplicitato in maniera solenne, è «un dato assolutamente positivo che serve al mercato immobiliare, ai proprietari e anche ai futuri proprietari». E aggiunge, ancora, Spaziani Testa, che tutto questo è dovuto al fatto che il provvedimento «mira a risolvere le incertezze dovute alle piccole irregolarità che tante volte non sono neanche imputabili agli attuali proprietari, ma risalgono a decenni addietro». E poi vai a spulciare le carte, a recuperare i documenti, a rintracciare le planimetrie.

CONSULENZA - Il numero uno di Confedilizia non parla a vanvera. Non lo fa, a maggior ragione, quando ricorda che «con le nostre associazioni provinciali ci stiamo attivando per informare, assistere e fare consulenza sul territorio». Partiamo da qui, allora. Partiamo dall’ultimo (importantissimo) strumento che sono, appunto, gli sportelli per i cittadini. Perché una legge, specie quando è così settoriale, così specifica, ha bisogno di una guida.

 

 

Quantomeno di un aiuto per barcamenarsi tra i commi e i rimandi e capire come, quando e dove si può (o non si può) intervenire. Lo danno, questo aiuto, in concreto, nelle varie città, gli uffici di Confedilizia dato che, lo ammette la stessa associazione, le piccole difformità che rientrano nell’alveo del decreto «caratterizzano molte abitazioni italiane».

Già. Però in termini generali (ché singolarmente ognuno dovrà concentrarsi sulla propria situazione) cosa dice ‘sto benedetto testo sulle misure urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica a cui, due giorni fa, ha dato il via libera il presidente della repubblica Sergio Mattarella firmandolo e per il quale Salvini ha già annunciato si stratta solo dell’«inizio di un percorso» che, col passaggio di conversione in parlamento, subirà modifiche anche significative?

Anzitutto chiariamo il punto (soprattutto a beneficio di una certa parte politica, sempre quella per verità, ossia la sinistra, che da settimane sbraita e s’indigna): non si tratta di un maxi-condono. Potenzialmente, è vero, potrebbe interessare oltre il 50% del patrimonio immobiliare nazionale, ma tocca unicamente le casistiche di minore gravità. Quelle verande, tende, soppalchi, grondaie, finestre, porte interne «della vita di tutti i giorni» (la citazione è di Salvini).

Le cosiddette “vepa”, che poi sono le vetrate panoramiche, al pari dei porticati dentro gli edifici, ora rientrano nell’edilizia libera (quella che non ha bisogno di permessi). Lo stesso vale per le opere di protezione (dal sole o dagli agenti atmosferici) purché non creino spazi stabilmente chiusi. Per quanto riguarda le tolleranze sono di due tipo. Le prime, quelle costruttive (gli scostamenti rispetto ai parametri delle unità immobiliari), al 24 maggio 2024, assestano soglie del 2% per le superfici superiori ai 500 metri quadrati, del 3% per quelle che scendono fino ai 300 metri quadrati, del 4% per la fascia tra i 300 e i cento metri quadrati e del 5% in quelle inferiori.

 

 

ERRORI PROGETTUALI - Le seconde, quelle esecutive (le irregolarità geometriche, le modifiche alle finiture di minima entità, la diversa collocazione di impianti o opere interne), includono nel loro novero, sempre con decorrenza per gli interventi realizzati entro il 24 maggio, gli errori progettuali corretti in cantieri, gli errori materiale di rappresentazione progettuale., il minor dimensionamento dell’edificio, la mancata realizzazione di elementi architettonici non strutturali e la difforme esecuzione di opere di manutenzione ordinaria.

Se prima valeva il principio della “doppia conformità” (bisognava dimostrare che l’opera avesse rispettato le norme edilizio-urbanistiche sia sulla carta che in fase di realizzazione), ora questo passaggio a due serve solo nei casi più gravi. Cambiano però anche le disposizioni in tema di tempistica: va in pensione il meccanismo del silenzio-rigetto e viene adoperato quello del silenzio-assenso (se l’amministrazione non risponde entro 45 giorni il permesso di sanatoria si intende accettato, così come la scia, la segnalazione certificata di inizio attività entro 30 giorni: gli immobili soggetti a vincolo paesaggistico hanno 180 giorni aggiuntivi).

Infine un capitolo a parte è quello del cambio di destinazione d’uso che, all’interno della stessa categoria funzionale, sarà sempre permesso (altrimenti è consentito tra i settori residenziali, turistici, produttivi e commerciali, però nelle zone residenziali e nei centri storici).

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