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Piergiorgio Odifreddi, le sparate del candidato su Ratzinger, imam e jihad

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Tutto sommato, meglio il (finto) imam di Torino Brahim Baya di Papa Ratzinger. Sulla Stampa, l'ex radicale e oggi fondamentalista ateo Piergiorgio Odifreddi, matematico, opinionista politico e soprattutto candidato alle Europee con Pace Terra Dignità di Michele Santoro, verga un editoriale a tratti surreale a proposito della preghiera islamica all'Università di Torino.

Nella sua furia iconoclasta, Odifreddi se la prende con chi stigmatizzando l'accaduto ha difeso la laicità. "C’è stata infatti una levata di scudi universale. La ministra dell’Istruzione, il presidente della Regione, i rettori dell’Università e del Politecnico, professori e giornalisti di varia provenienza: tutti si sono stracciati le vesti". Abbastanza incredibilmente, Odifreddi cita anche due importanti commentatori dello stesso quotidiano torinese: "Elena Loewenthal ha parlato di «tempio della laicità violato», e Vladimiro Zagrebelsky della laicità come «carattere fondamentale della Repubblica nel suo insieme e in ogni sua articolazione». Sarà. Ma, da ex-radicale della prim’ora, mi viene da domandarmi quale significato diano alla laicità tutti questi suoi ardenti difensori dell’ultim’ora".

 

 

 

Da storico attivista radicale, ricorda la battaglia (persa) contro "il famigerato articolo 7 della Costituzione, che recepiva il Concordato clerico-fascista del 1929 nella Carta fondamentale della Repubblica". Una battaglia persa che ora, sottolinea polemicamente, obbliga gli italiani a "trangugiare obtorto collo qualunque cosa i loro governanti propinino loro: dai bombardamenti in Kosovo, alle guerre in Afghanistan e Iraq, all’invio di armi in Ucraina".

 

 

 

Il sermone pro-Palestina e anti-Israele di Baya non indigna Odifreddi, o perlomeno sembra scandalizzarlo meno dell'ora di religione a scuola (insegnamento "gabellato come facoltativo, quando è invece obbligatorio: gli studenti, infatti, non devono fare domanda per avvalersene, ma per esserne esentati!") o il crocifisso in aula. Oppure, orrore orrore, il discorso del 2007 di Papa Ratzinger alla Sapienza di Roma, "A difendere le ragioni della laicità a Porta a Porta c’eravamo Marco Pannella, Marcello Cini e io - ricorda con orgoglio -, contro Bruno Vespa, monsignor Fisichella e il senatore Buttiglione. Quella volta l’avemmo vinta noi".

 

 

 

Dal punto di vista dialettico, però, Odifreddi strizza continuamente l'occhio ai filo-Gaza. "Il 'fattaccio' di cui parliamo è successo eccezionalmente in un’università occupata, dov’è appunto temporaneamente sospesa la normalità, mentre i fatti citati succedono regolarmente in tutte le scuole, come norma". Per non parlare della condanna unanime alla "Jihad" invocata dall'imam: "Io sono ovviamente contrario alle ossimoriche guerre sante, ma ancora una volta mi piacerebbe che coloro che le avversano quando se ne parla in arabo, le avversassero anche quando se ne parla in italiano, chiamandole crociate. E vorrei ricordare loro che proprio questo termine era stato usato dal presidente Bush II per la ventennale “guerra al terrorismo”, alla quale abbiamo partecipato noi stessi in prima linea". E ti pareva. E nella foga di fare l'avvocato del diavolo, Odifreddi finisce implicamente per condannare l'Occidente. Altro che evitare di separare bianco e nero, buoni e cattivi. Qua i buoni sono sempre gli altri.

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