Massini? Spintoni e contestazioni, però la denuncia non c'è: il retroscena
Gli attestati di solidarietà ci sono, la denuncia (ancora) no. Elly Schlein, la segretaria del Pd, ieri mattina ha preso il telefono e composto il numero dello scrittore Stefano Massini, che lunedì sera, al Salone del libro di Torino, ha denunciato di essere stato strattonato da un contestatore durante la presentazione del suo volume dedicato al Mein Kampf. «Ho chiamato Massini per esprimergli, a nome mio e del Pd, totale solidarietà per l’aggressione della quale è stato vittima e grande preoccupazione per il clima di intolleranza e violenza che si sta scatenando attorno a esponenti del mondo della cultura». Apocalittici i toni del suo braccio destro Marco Furfaro, responsabile nazionale delle “iniziative politiche” del partito, che dopo aver ricordato l’assalto allo scrittore da parte di «un nostalgico del nazismo», ieri ha direttamente tirato in ballo Palazzo Chigi: «Se il governo Meloni ha nuovamente sdoganato i fascisti, tocca a noi ricacciarli nei libri di storia dove li avevamo seppelliti».
Su cosa sia accaduto di così grave al Salone torinese, tuttavia, non ci sono certezze. O meglio: ieri è stato lo stesso Massini, intervistato dal Corriere Fiorentino, a gettare acqua sul fuoco, derubricando l’accaduto a un acceso scambio di battute con un anziano partecipante. «Un signore ha iniziato a dissentire prima ancora che cominciasse il mio intervento. Era seduto in prima fila, e questo ha complicato le cose». Poi, quando lo scrittore fiorentino si è spostato al banchetto per firmare le copie del suo volume, l’uomo - «era anziano» - avrebbe iniziato a strattonarlo. «Un episodio inatteso, brutto, sgradevole» ed è difficile non essere d’accordo con lui. Tuttavia, nulla di più. «Non mi ha detto “bastardo schifoso, muori!”», ha riconosciuto Massini, «no, ha parlato insistentemente di manipolazione e camuffamento della storia; mi ha accusato di revisionismo e di mancanza di contraddittorio».
Una contestazione, a quanto pare, argomentata. Che ha avuto un altro momento di tensione quando Massini ha inserito nel dibattito, paragonandolo ad Adolf Hitler- almeno dal punto di vista del linguaggio - l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. «L’anziano signore mi ha urlato “cosa c’entra Trump? Giù le mani da Trump”».
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CORO INDIGNATO
Ora l’attenzione si sposta sulle possibili conseguenze del gesto di «questo tizio», che «avrà avuto una settantina d’anni». Massini, infatti, sembra orientato a non denuciare il suo “aggressore”. «Sono stato soltanto spintonato e strattonato, però la veemenza dell’aggressione verbale che c’è stata non mi sembra da poco...», aveva detto a caldo, lunedì sera. E ieri lo scrittore ha frenato ancora sulla denuncia: «Non lo so, non ci ho pensato. Francamente non mi interessa. In tanti hanno visto quello che è successo. L’importante è che ci scandalizziamo. Quello che mi preoccupa è il silenzio». Intanto è già partita la campagna di solidarietà in nome dell’«antifascismo». Marco Grimaldi, parlamentare di Alleanza Verdi Sinistra, denuncia l’«incredibile l’aggressione fascista ai danni di Massini. Il senso di impunità e potere di certi personaggi, che si sentono legittimati dall’egemonia politica a perpetrare le loro rappresaglie, è intollerabile». In serata ha detto la sua, intervistato da Lilli Gruber a Otto e mezzo, anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto: «Sui social ho espresso la mia vicinanza a Massini. Qualunque persona ha il diritto e il dovere di esprimere la sua opinione senza impedirglielo, che sia un ministro, uno scrittore o un comune cittadino. Il problema è quando le proteste diventano violente».
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