Da Milano a Bologna: ormai è intifada studentesca
Sulla scia delle proteste dei campus americani, arabi ed europei, com’era prevedibile anche negli atenei italiani sono ripartite le mobilitazioni pro-Palestina. Del resto gli antagonisti di sinistra e i componenti dei collettivi per mesi avevano manifestato nelle varie università e adesso che il furore sta animando i colleghi di mezzo mondo, proprio quando in Italia la carica emotiva stava scemando e le aule iniziavano a svuotarsi, ha spinto i vari movimenti filo-palestinesi a rimobilitarsi in extremis e con l’utilizzo di una parola d’ordine parecchio bellicosa: “Intifada”.
Da Bologna il movimento dei Giovani palestinesi ha lanciato infatti «l’Intifada studentesca» con un accampamento che da ieri ha interessato piazza Scaravilli, cuore della zona universitaria, di fronte al Rettorato, dove è stato montato intanto un telo per la proiezione dell’assemblea transnazionale del movimento. Un incontro ibrido, in presenza e da remoto, con collegamenti di studenti da tutta Italia, dalle università americane e da Birzeit, Palestina. «La nostra acampada fanno sapere i Giovani palestinesi di Bologna - si inserisce in questo grande quadro di mobilitazione internazionale per far capire che c’è una parte consistente anche del nostro Paese, studentesse, studenti ma non solo, anche docenti e associazioni, persone insomma che hanno come priorità la fine dell’aggressione militare su Gaza, il cessate il fuoco permanente e la fine dell’oppressione a Gaza e nei territori occupati».
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Stamattina presenteranno il loro programma di incontri e ospiti per i prossimi giorni. Tra questi, ci sarà Patrick Zaki, con un intervento previsto mercoledì. Dalla piazza bolognese è partita intanto un’opera partecipata: stoffe, tessuti, vestiti in disuso saranno lavorati e intrecciati insieme nel segno dei colori della bandiera della Palestina. Nella nota diffusa via social invece si legge: «Tutte le università e tutte le città d'Italia devono mobilitarsi per l'arresto del genocidio, l’impedimento dell’invasione di Rafah e il supporto alla Resistenza palestinese. La risoluzione immediata di tutti gli accordi universitari con atenei e aziende ubicate in Israele e il boicottaggio totale del sistema accademico israeliano». Sempre ieri a Milano i Giovani palestinesi hanno tenuto un incontro aperto su “zoom”, raccordato alla piazza di Bologna. Venerdì la protesta toccherà invece la Sapienza di Roma (Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali), dove si terrà un’assemblea in cui si parlerà anche del boicottaggio di Israele.
Il coordinamento è nazionale, in vista della data simbolica del 15 maggio. È il giorno in cui si ricorda Nakba, la “catastrofe”, ovvero l’esodo di circa 700mila arabi palestinesi dai territori controllati da Israele dopo la prima guerra arabo-israeliana del 1948. Due giorni prima, vista la situazione esplosiva, ci sarà invece il Comitato per l’ordine e la sicurezza con i ministri dell’Università e dell’Interno Anna Maria Bernini e Matteo Piantedosi a confronto con i rettori dei vari atenei. «C’è la protesta e c’è anche una frangia molto piccola che va oltre certi limiti, la cosa che mi preoccupa è quando la protesta diventa gruppi che fanno azioni distruttive e reati, sfondano porte, attaccano e forze dell’ordine», dice Bernini.
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E non solo, visto che alle violenze fisiche si sono sommate nei mesi anche le censure e i boicottaggi. Come accaduto alla Statale di Milano con il convegno che si sarebbe dovuto tenere domani dal titolo “L’unica democrazia del Medioriente. Israele fra storia e diritto internazionale”, organizzato dalle associazioni Italia-Israele e pro-Israele e cancellato dopo la scelta del rettore della Statale Elio Franzini di tenerlo online, senza che dalla Questura fosse arrivata nessuna indicazione specifica per l’annullamento a causa di problemi di sicurezza e ordine pubblico.
«La situazione sta peggiorando - dice Pietro Balzano, studente di Scienze Politiche Internazionali, che nei giorni scorsi era stato contestato durante un suo intervento all’incontro dei collettivi studenteschi con il Rettore -. Si è partiti contestandomi in un evento in teoria neutro e poi si è arrivati a minacciare i relatori di un evento pro Israele». Oggi, però, alla Statale sarà proiettato il cortometraggio “The Present” contro «l’occupazione israeliana». Giustissimo, ma perché l’evento pro Israele no? La solita politica dei due pesi e delle due misure. Lo scrittore Alessandro Piperno, ospite del “Caffè della Domenica” di Maria Latella su Radio 24, chiarisce: «La mia editrice francese non può più ordinare Uber perché ha un nome ebraico: insomma se questo non è antisemitismo...».
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