Atleta di Fano, una vittoria italiana: torna a casa la statua trafugata nell'Adriatico
Tornerà finalmente a casa il famoso Atleta di Fano, cioè la scultura attribuita a Lisippo tuttora custodita al Getty Museum di Malibù negli Stati Uniti? Secondo la Corte europea di Strasburgo non ci sono dubbi, i diritti di possesso del capolavoro ellenico, insieme a quelli di altre 15 statue greche, spetta al nostro Paese e lo ha in pratica stabilito attraverso una sentenza che rigetta il ricorso che era stato presentato dalla stessa Fondazione Paul Getty nel 2018 contro la sentenza della Corte di Cassazione, che aveva a sua volta confermato un ordine di confisca e restituzione emesso dal tribunale di Pesaro nel 2010.
DI MANO IN MANO
L’opera a grandezza naturale è uno dei più straordinari ritrovamenti archeologici avvenuti nel Mediterraneo ed è anche probabilmente il reperto più prezioso in mano al museo americano che per decenni si è appellato a qualsiasi pretesto pur di non perderlo.
Ritrovata nel 1964 al largo di Fano da un gruppo di pescatori la statua è stata trafugatae passata di mano clandestinamente diverse volte primi di finire in quelle di Paul Getty nel 1977. La Fondazione americana la comprò dall’antiquario tedesco Heinz Herzer che si era occupato tra le altre cose anche del restauro della stessa. A sua volta Herzer l’aveva acquistata da Bernard Ashmole, allora custode delle antichità greche e romane al British Museum. Si dice che Ashmole abbia parlato direttamente con John Paul Getty della statua durante una visita alla casa del miliardario nel Regno Unito, nel Surrey.
Getty si interessò direttamente dell’acquisto chiedendo prima tutta la documentazione inerente, compreso gli atti del processo degli italiani che l’avevano trafugata. Tale documentazione deve aver convinto il Getty Museum ad acquistarla, convincendosi che l’Italia non avrebbe potuto avanzare alcuna pretesa in quanto la stesso reperto è stata ritrovato in acque internazionali e soprattutto non ha mai fatto parte del patrimonio culturale italiano, bensì semmai di quello greco. È questa la tesi che ha sostenuto il Getty Museum ricorrendo nel 2018 alla Corte Europea di Strasburgo che invece con la sua sentenza ha ritenuto tutto il contrario.
D’altronde basta studiare la storia per conoscere quali connessioni vi fossero tra la Grecia e la penisola adiacente, oggi conosciuta come Italia. Nella sua sentenza la Corte di Strasburgo ha riconosciuto la legittimità dell’azione intrapresa dalle autorità italiane per recuperare l’opera d’arte, sottolineando che la protezione del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico. I giudici hanno fatto presente che diverse norme internazionali sanciscono il diritto di contrastare l’acquisto, l’importazione e l’esportazione illecita di beni appartenenti al patrimonio culturale di una nazione, suggerendo in tal senso che la Fondazione Getty si è comportata «in maniera negligente o non in buona fede nel comprare la statua nonostante fosse a conoscenza delle richieste avanzate dallo Stato italiano e degli sforzi intrapresi per il suo recupero».
TESORI RECUPERATI
Tra l’altro le prove presentate dallo Stato italiano al Tribunale di Pesaro nel processo del 2010 avevano ampiamente documentato che John Paul Getty era pienamente a conoscenza del procedimenti penali in corso in Italia e che lo stesso Herzer era indagato.Da qui la constatazione, da parte di Strasburgo, che la decisione dei giudici italiani di procedere alla confisca del bene conteso «è stata proporzionata all’obiettivo di garantirne la restituzione».
L’Atleta di Lisippo ritornerà dunque in Italia? Non è ancora detto. Entrambe le parti hanno ora tre mesi per chiedere che il caso venga esaminato dalla Grande Camera della Corte europea per una decisione definitiva. Garantendo «rinnovata determinazione per riavere la statua presto in Italia», il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha aggiunto che da quando riveste la carica «sono rientrate in Italia diverse centinaia di opere dagli Stati Uniti e 750 dal Regno Unito» e che «non cessano le attività per giungere alla restituzione dal museo del Louvre di diversi reperti trafugati, così come per il ritorno in Italia del Doriforo di Stabia dal museo di Minneapolis».