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Se l'antisemitismo è solo un problema di stress

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«Sono il più antisionista che potrai mai conoscere nella tua vita. Costruirò con le mie mani un impero per distruggere Israele e vorrei essere a Gaza per combattere e morire con Hamas». Moustafà Kawanda, cittadino italiano di origini egiziane di 29 anni, era stato arrestato due settimane fa per queste frasi, con l’accusa di propaganda e associazione a delinquere finalizzate all’istigazione all’odio razziale e religioso e aggravate dall’apologia della Shoah.

Il giovane confessava i propri propositi in chat e faceva proseliti sulla rete inneggiando ai «partigiani palestinesi» e dicendosi pronto a «partire per sterminare i sionisti». Il tribunale lo aveva messo ai domiciliari spiegando che «l’indagato è fortemente ideologizzato ed è probabile che anche in futuro cercherà di prolungare la propria opera di proselitismo anti-Israele», e già gli era venuto incontro, edulcorando la richiesta della procura, che avrebbe voluto invece il carcere. (...)

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