Autovelox, multe per 16 milioni da annullare o risarcire: la Cassazione fa tremare il Veneto
Una sentenza dalle conseguenze potenzialmente clamorose, quella che arriva dalla Cassazione. Una sentenza che fa tremare il Veneto: migliaia di sanzioni comminate grazie agli autovelox sono infatti da cancellare. La Suprema Corte ha infatti accolto l'opposizione presentata da un avvocato contro una multa: il legale sosteneva che affinché la contravvenzione fosse valida, i velox dovessero essere autorizzati ed omologati. E la Cassazione gli ha dato ragione.
Il punto è che molti autovelox in Veneto, e in particolare a Treviso, non sono omologati. Dunque, in base a questa sentenza, basta rivolgersi al giudice di pace per ottenerne l'annullamento. Ma non solo: se il velox risulta essere soltanto autorizzato e non omologato, chi ha già pagato può ricorrere per ottenere indietro quanto già pagato.
Insomma, una possibile stangata per la regione di Luca Zaia. Si pensi che, stando ai dati del 2022, su 2,7 miliardi totali di multe pagate in Italia, 51 milioni arrivavano dal Veneto, e di questi 51 milioni 16 arrivavano dalle multe degli autovelox. La sola Treviso ogni anno incassa 4 milioni ogni anno tramite i velox. Ovvio, insomma, il potenziale problema in termini economici per i comuni, in particolare quelli più piccoli.
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Il direttore dell'Anci locale, Carlo Rapicavoli, spiega al Corriere del Veneto: "Dal 2020 il ministero ha fatto solo autorizzazioni, ritenendo equivalenti ai fini sanzionatori le due procedure. I comuni, legittimamente, si sentivano in regola data l’indicazione dei ministri competenti. Ma la recente sentenza smentisce l’interpretazione sempre sostenuta dal ministero", conclude.
Nel dettaglio, la sentenza di Cassazione riguarda il caso di un avvocato che sfrecciava a 97 km/h in un tratto di tangenziale dove il limite era di 90 km/h. Giudice di pace e quello ordinario avevano accolto il ricorso del legale, a quel punto il Comune ha fatto ricorso in Cassazione, perdendolo. "L’approvazione non richiede la comparazione del prototipo con caratteristiche ritenute fondamentali o con particolari prescrizioni, mentre l’omologazione autorizza la riproduzione in serie di un apparecchio testato in laboratorio", hanno scritto i giudici della Suprema Corte nelle loro motivazioni.
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