Abbiategrasso, l'Islam a scuola: "Lezione di hijab". Rabbia Lega
L'Islam nelle scuole italiane: a far esplodere il nuovo caso, questa volta ad Abbiategrasso, è Silvia Scurati, consigliere della Lega in Regione Lombardia.
"Solo poche settimane fa lanciavo la provocazione che dopo la chiusura della scuola di Pioltello per il Ramadan - caso portato alla luce dall'onorevole Silvia Sardone - mi aspettavo come prossimo passo le lezioni in arabo. Ora questa follia è diventata realtà - spiega la consigliera leghista in una nota -. Infatti, nell'Istituto Superiore Vittorio Bachelet ad Abbiategrasso, sempre nel Milanese, si terrà un "Corso avanzato di introduzione alla lingua e alla cultura araba" e in quell'occasione avrà luogo anche un laboratorio di hijab in cui verrà insegnato alle ragazze come portare il velo. Ricordo che proprio in questi giorni il regime iraniano ha annunciato una nuova stretta contro le donne che non indossano l'hijab, le conseguenze sono purtroppo note a tutto il mondo".
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"In Italia però - prosegue polemicamente la Scurati - grazie ad alcuni docenti, presidi e certi politici questo è l'esempio di integrazione. O meglio, una integrazione che fa rima con islamizzazione: partendo dalle scuole le nuove generazioni dovranno, un passo alla volta, adeguarsi alla lingua, ai costumi e alle usanze musulmane. Un modello di società che una certa parte della sinistra sostiene e apprezza, una integrazione degenerata che accetta i dettami della religione islamica che in gran parte del mondo musulmano è legge. A tutto questo la Lega, unica forza politica, continuerà a opporsi perché è una visione sbagliata e pericolosa di integrazione che equivale sempre più a una incalzante sottomissione".
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Dopo qualche ora, ecco la risposta di Giovanni Ferrario, dirigente scolastico del Bachelet di Abbiategrasso. "Qui non è in atto nessuna sottomissione all'Islam - premette -. L'idea del percorso sulla lingua e cultura araba è partita nel 2021-2022 e non è quindi una novità - spiega, circolari alla mano -. Abbiamo avuto parecchie adesioni non solo di studenti islamici ma anche di studenti italiani ed è questo che deve avvenire in una scuola, lo scambio. Il primo anno ci sono state 82 adesioni". Ma quest'anno, "lo stesso corso ha scatenato un vespaio, assurdo".
Nel suo istituto c'è un 10% di studenti che non è di nazionalità italiana, il 5% è di religione musulmana. "Non esiste nessun corso per imparare a indossare il hijab. Semplicemente, questo è avvenuto, le ragazze italiane hanno chiesto alle loro coetanee arabe di vedere come si indossa. E' la curiosità che spinge a provare, la curiosità che è propria dei giovani, per fortuna".
Sul tema però è intervenuto anche il presidente del Senato Ignazio La Russa: "Mi auguro che a questi ragazzi vengano insegnate, innanzitutto, la lingua e la cultura italiana e il rispetto delle nostre tradizioni. E' chiaro, però, che a questo punto, dopo il corso di lingua e cultura araba, dobbiamo essere pronti a ospitare nelle nostre scuole lezioni di albanese, ghanese, nigeriano, cinese, giapponese e di tutte le altre comunità che ne facciano richiesta. Forse anche lezioni di marziano?".