Suviana, la centrale maledetta: il precedente, come morirono 13 operai
La centrale idroelettrica di Bargi, sull’Appennino bolognese, dove si è verificata una esplosione che ha portato a tre morti e diversi dispersi e feriti, è un impianto di proprietà dell’Enel che si trova nei pressi della diga costruita per realizzare il bacino di Suviana.
Si tratta della centrale idroelettrica più potente dell’Emilia-Romagna. La centrale è per tre quarti sommersa. Il lago di Suviana, da cui l’impianto di Bargi trae energia, è dunque un lago artificiale che - insieme al bacino di Brasimone - fu progettato da parte di Ferrovie dello Stato a cavallo degli anni Venti e Trenta dello scorso secolo.
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I due bacini sono compresi in quello che oggi è il territorio del Parco regionale dei laghi Suviana e Brasimone, meta turistica locale. La coppia di laghi artificiali era necessaria per alimentare la linea ferroviaria Bologna-Firenze, detta la Direttissima, sfruttando l’energia prodotta di alcune idroelettriche che vennero installate per questo scopo. In riferimento a quella di Bargi, va segnalata quella di Suviana, situata ai piedi dell’omonima diga, che ha la funzione di bacino inferiore per l’impianto interessato dall’esplosione.
Una vera e propria maledizione sembra però incombere sulla centrale. Prima ancora di entrare in funzione, durante "i lavori di scavo della montagna, che portarono a movimentare 85.000 metri cubi di rocce e 45.000 metri cubi di materie alluvionali e terrose in questa zona allora impervia dell'alto appennino tosco-emiliano a cavallo tra Bologna e Pistoia", ricorda La Stampa, morirono tredici operai e moltissimi subirono infortuni.
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