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Legnago, il pronto soccorso privato chiude prima di aprire

Claudia Osmetti
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Non ha fatto in tempo ad accogliere i primi pazienti che è scoppiata la bufera. Un po’ politica e un po’ professionale, un po’ (cioè) con la ferma presa di posizione della Regione Veneto e un po’ con la Ulss, l’Azienda locale socio-sanitaria, di Verona che prima strizza gli occhi, poi chiama i carabinieri e infine blocca sul nascere il primo pronto soccorso privato della provincia.

LA STRUTTURA
Nulla di male: la sanità pubblica è un sacrosanto diritto di tutti, quella privata risponde alle esigenze di qualcuno, l’una non esclude l’altra e, comunque, il concetto di fondo, è che un dottore in servizio è sempre meglio avercelo. Il nodo, tuttavia, è che ci sono delle condizioni, dei paletti. Non è che un pronto soccorso sbuca di notte come un fungo e basta una pagina internet per avviarlo, serve altro. E infatti a stoppare l’avventura del Domus Salutis è la Regione Veneto, qualche ora dopo l’annuncio proprio su quel sito on-line che spiega per benino che cosa fa.

 

 

 

Breve passettino indietro: quando la notizia del Domus Salutis è resa pubblica dalla trasmissione televisiva Fuori dal coro, per Verona è una doccia fredda. Perché di quella struttura (che è un pronto soccorso quantomeno sui generis nel senso che ogni visita deve essere perduta da una telefonata, non è che ti puoi presentare lì col braccio rotto o il mal di pancia, e si occupa solo di casi di lieve entità) non sa nulla nessuno.

«Non risultano autorizzazioni per i pronto soccorso privati e stiamo effettuando le dovute verifiche», dice immediatamente Patrizia Benini, che è la direttrice generale della Ulss 9 scaligera. «La crescita disordinata di strutture private che, a titolo oneroso, si propongono di sopperire ai disservizi che la cattiva politica causa nel settore pubblico dovrebbe far riflettere», incarna Marco Caregaro che è il vicesegretario del di Legnago e la sua collega Anna Maria Bigon, che fa il consigliere regionale, parte all’attacco con un’interrogazione sulla faccenda.

Ma è Manuela Lanzarin, l’assessore alla Sanità del Veneto, Lega, che chiude la questione spiegando, ancora sulle pagine de L’Arena, che «quello della Domus Salutis non può essere un pronto soccorso privato perché non ne ha i requisiti. Non è strutturalmente in grado di farlo e non è convenzionato».

 

 

 

L’ASSESSORE

Punto e punto e basta perché di centri della prima urgenza privati, in Italia, ne è già nato uno, a Brescia, in Lombardia, qualche mese fa, ma senza lo strascico di polemiche che ha investito Legnago e pure sempre nel Veronese esistono altri pronti soccorsi di cliniche private, come a Negrar o a Peschiera, che però sono effettivamente convenzionati con il servizio sanitario nazionale.

L’Ulss 9 di Benini denuncia agli agenti del Nas, ossia del Nucleo antisofisticazione dell’Arma, il Domus Salutis «perché facciano tutte le veridiche e procedano, come prevede la legge, alla luce delle dichiarazioni fuorvianti riportate sul sito della stessa casa di cura». «Informare le autorità competenti e i cittadini, a tutela della salute pubblica, è un dovere delle istituzioni», chiosa Lanzarin (e ha ragione), «aspettiamo gli sviluppi per capire come procedere».

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