Pistoia, intervento per allungare il pene finisce in disgrazia: com'è ridotto (e quanto incassa)
Si era sottoposto a un intervento per ingrandire il pene, ma alla fine è diventato impotente: è successo a un 40enne toscano a Pistoia. Le operazioni chirurgiche, in realtà, sono state più di una. Ben dodici. Dopo le complicazioni emerse durante il primo intervento, il medico avrebbe svolto visite e ritocchi per cercare di risolverle, ma senza successo. Il 40enne alla fine si è ritrovato con “impotenza e disfunzione erettile”. Tra le problematiche riscontrate dopo gli interventi una sorta di malformazione all'organo genitale, “l'impossibilità dell'atto sessuale” e difficoltà nella corsa.
Alla fine, dopo l'ennesima proposta del chirurgo di tornare in sala operatoria, l'uomo ha deciso di portare tutti in tribunale, chiedendo un maxi risarcimento al dottore e alle due strutture sanitarie private in cui si erano svolti gli interventi. Il tribunale di Pistoia si è espresso dando ragione al 40enne, al quale è stato riconosciuto un risarcimento di quasi 110 mila euro, stando a quanto riportato da Repubblica. Il paziente aveva concordato con il dottore l'operazione di ingrandimento per circa 5 mila euro.
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I primi fastidi sarebbero arrivati dopo più di un mese dall'intervento. A quel punto è iniziato il calvario. Il 40enne prima si è sottoposto a due interventi di lipofilling per trasferire del grasso da una parte all'altra del corpo. Poi ha fatto numerose visite perché i genitali non mantenevano forma e volumi previsti. A seguire “svariati” ritocchi in sedi diverse. In tribunale, il medico ha respinto le accuse, spiegando che il paziente non solo aveva prestato il consenso informato, ma non era nemmeno rimasto davvero provato dalla vicenda. Tanto che dopo le operazioni gli avrebbe pure inviato dei video soddisfatto dei risultati. Ma per il giudice il fatto che il paziente “non fosse consapevole dei rischi fisici cui andava incontro (e che, poi, si sono verificati) essendo, nell'immediato, soddisfatto del risultato estetico” appare “del tutto irrilevante. Era compito del sanitario valutare l'opportunità degli interventi”.
Dunque, nonostante una parte della responsabilità sia stata attribuita al paziente per aver effettuato in autonomia alcune iniezioni a casa su presunta indicazione del medico, la maggior parte del danno è stata imputata al chirurgo e alle due strutture sanitarie private coinvolte. Il risarcimento, infatti, è stato diviso così: il 60% per il medico "per la sua condotta negligente" e il restante 40% diviso equamente tra le due strutture sanitarie.
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