Sondaggio su Confindustria: ecco chi vogliono gli imprenditori al timone
Dopo l’uscita di scena di Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, che ha rinunciato a presentare ricorso ai probiviri, la corsa alla successione di Andrea Bonomi alla presidenza di Confindustria è ristretta definitivamente ai due candidati indicati dai saggi di Viale dell’Astronomia: Emanuele Orsini e Edoardo Garrone. Il primo espressione della piccola e media industria, il secondo alla guida del gruppo Erg, oltre che presidente del Sole 24 Ore. Con l’esclusione di Gozzi, presidente della Duferco e della Virtus Entella, gli industriali liguri sono pronti a concentrare i loro voti sul genovese Garrone. Ma la decisione pare destinata a cambiare solo marginalmente i rapporti di forza fra i due aspiranti alla massima carica confindustriale. Manca una manciata di giorni alle votazioni che si svolgeranno giovedì 4 aprile.
E il numero uno di Tino Prosciutti sembra destinato a rafforzare il vantaggio che gli danno da alcune settimane quasi tutti gli osservatori. Venerdì ha incassato il voto unanime del parlamentino di Confindustria Alto Adriatico. Ai consensi ottenibili in Friuli Venezia Giulia manca soltanto quello di Udine che riunirà il consiglio martedì 2 aprile. Il pronunciamento per Orsini è arrivato giovedì al termine del consiglio generale dell’associazione che rappresenta l’industria di Pordenone, Gorizia e Trieste «ed è stato unanime», ha annunciato il presidente Michelangelo Agrusti. Una scelta, aggiunge, che «segue il pronunciamento della stragrande maggioranza del Veneto , di tutto il Trentino, dell’Alto Adige e dell’Emilia Romagna».
VOTI CONGELATI
Intanto il numero uno di Federlegno arredo, Claudio Feltrin ha inviato giovedì agli associati una lettera in cui esplicita quella che era stata l’indicazione di Federlegno ai saggi. «Al momento si legge nella missiva - il professor Gozzi non risulterebbe ammesso alla votazione di designazione, nonostante abbia il consenso espresso pressoché dell’intera manifattura italiana, di molte associazioni territoriali e di molti dei più importanti settori dell’industria». In realtà, secondo le indiscrezioni lasciate trapelare dai saggi la scorsa settimana, Gozzi non arriverebbe nemmeno alla metà dei consensi raccolti dal candidato in vantaggio fra i due rimasti in lizza.
E a quantificare le preferenze degli associati di Confindustria per i due candidati alla presidenza arriva una indagine condotta da Swg che ha intervistato 400 imprenditori aderenti alla confederazione di Viale dell’Astronomia, distribuiti in tutta Italia secondo le proporzioni del numero di iscritti. Il dato che spicca su tutti è quello sulle preferenze. Alla domanda «chi preferirebbe come prossimo presidente di Confindustria?» il 30% degli intervistati risponde Orsini, mentre le preferenze per Garrone si fermano al 22%. E ben 48 su 100 hanno risposto «non saprei».
Ma il peso degli indecisi così elevato non deve meravigliare, visto che ben il 35% dei 400 imprenditori sentiti da Swg ha ammesso di non sapere che il 4 aprile i grandi elettori espressi dalle associate sceglieranno il nuovo presidente di Confindustria. Appena 38 su 100 dicono si esserne al corrente e di informarsi sulla tornata elettorale, mentre un altro 27% confessa di esserne a conoscenza ma «solo per sentito dire». Un coinvolgimento complessivamente basso che dovrebbe spingere la prossima presidenza ad ampliare la partecipazione della base associativa. Ma la ex corazzata confindustriale deve comunque fare i conti con una considerazione e una fiducia complessivamente scarsa fra gli associati. Appena 13 su 100 fra gli intervistati nel sondaggio Swg dicono di avere «molta» fiducia nella Confindustria; 45 rispondono «abbastanza fiducia», mentre 31ammettono diaverne «poca»e 11addirittura «nessuna fiducia». Le risposte negative arrivano al 42%. Un altro dato che meriterà la massima attenzione del nuovo gruppo dirigente.
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CRISI DI FIDUCIA
Fa specie, poi, che gli industriali intervistati dichiarino di nutrire «molta» o «abbastanza» fiducia nel 56% dei casi per la Cna, Confederazione nazionale dell’artigianato, nel 56% dei casi per la Confartigianato e nel 53% dei casi pure per la Confcommercio, mentre la fiducia («molta» o «abbastanza») che nutrono per la coro confederazione, Confindustria, è di poco superiore e arriva al 58%. Un’altra sfida impegnativa per il nuovo gruppo dirigente, chiamato a sanare un deficit di fiducia dalle dimensioni non trascurabili.
E sempre a proposito di futuro è molto interessante anche l’elenco delle priorità strategiche che gli intervistati indicano nel sondaggio per sostenere la crescita industriale. Al primo posto con il 48% delle risposte (era possibile segnalare fino a 3 priorità) compare la «semplificazione della burocrazia». Al secondo il «taglio del cuneo fiscale» e la «innovazione tecnologica e digitale», entrambe indicate fra le priorità dal 39% degli intervistati. La «modernizzazione delle infrastrutture» ottiene il 34% delle segnalazioni. Ancora più giù gli «investimenti nella formazione dei giovani» (28%), la «promozione del made in Italy» (24%), la «sicurezza sul lavoro (22%) e la «crescita dei salari« (21%). Il tema di fondo pare essere la frammentazione dei pareri espressi dai rispondenti.
Sorprese anche dalle risposte alla domanda su quale debba essere l’estrazione del futuro presidente di Confindustria. Il 51%, dice «il rappresentante di una media o piccola impresa», mentre appena 14 su 100 esprimono la preferenza per il titolare di una «grande impresa». E sempre a proposito di risposte inattese, gli associati che indicano per Confindustria il ruolo di rappresentanza nella difficile mediazione fra imprese e sindacati si fermano al 22%.