Patriarcato anche alle Fosse Ardeatine, l'ultima follia della sinistra
E adesso la sinistra prova a infilare il patriarcato pure nel ricordo dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Cosa c’entra? Nulla, assolutamente nulla, se non altro per il fatto che le 335 persone uccise erano tutti uomini. Ma oggi una spruzzata di patriarcato va data a prescindere...
Spieghiamo. Domani sarà l’ottantesimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, rappresaglia nazista per l’attentato di via Rasella. Una tragedia, come detto, che è costata la vita a 335 persone. Per ricordarla, alcune associazioni e alcuni vip (dall’Anpi alla Cgil, da Tomaso Montanari a Vinicio Capossela) hanno organizzato una manifestazione dal titolo “Staffetta antifascista”. Si tratta di una biciclettata da piazza Vittorio Emanuele II alle Fosse Ardeatine, per dire basta a «razzismo, nazionalismo, guerra e patriarcato». Ok: razzismo, guerra e nazionalismo in qualche modo si possono collegare a quello che è successo all’epoca. Ma il patriarcato cosa c’entra?
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A spiegare le motivazioni della manifestazione ci ha provato un altro dei promotori, cioè Giulio Marcon, portavoce di “Sbilanciamoci”. «A ottant’anni di distanza», ha scritto, «il ricordo di quell’eccidio è quanto mai necessario. Di fronte alla rinascita del nazionalismo e del fascismo in Europa e alla recrudescenza di un autoritarismo strisciante nel nostro Paese, quel ricordo va tenuto sempre vivo. Eva sempre sottolineato di fronte alle tante manifestazioni del fascismo e della sua ideologia nei nostri tempi: il razzismo, la xenofobia, la restrizione della democrazia». E fino a qui è sempre la solita minestra. «È per questo», ha aggiunto Marcon, «che “Sbilanciamoci” ha sostenuto la manifestazione della Staffetta antifascista. Una manifestazione in bicicletta, in ricordo delle staffette partigiane che hanno avuto un ruolo così importante durante la Resistenza. E quindi, anche una manifestazione contro il patriarcato, contro la violenza sulle donne, contro l’oppressione maschile, che fu ed è un’altra caratteristica del fascismo».
Ecco, in un certo modo ne abbiamo avuto la conferma: il patriarcato con le Fosse Ardeatine non c’entra nulla. Ma va infilato a forza... Come a forza vanno infilate pure altre cose. Torniamo alle parole di Marcon: «Una manifestazione che, ricordando quel drammatico evento, vuole impegnare tutti noi di fronte alle sfide del presente, insieme ai movimenti che si battono contro l’autoritarismo, il neoliberismo, il sessismo, il razzismo, le guerre. Per dire basta alla guerra in Ucraina, al massacro della popolazione civile di Gaza, per riaffermare la prospettiva della convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi».
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Alè, nel giorno delle Fosse Ardeatine si va in piazza per qualsiasi cosa: dalla lotta al patriarcato all’Ucraina, da Gaza all’antifascismo. Senza scordare, naturalmente, la necessità di «difendere la Costituzione, nata dalla Resistenza, dagli attacchi che sta subendo da parte di chi vorrebbe dividere il nostro Paese (con l’autonomia differenziata)». Difficile, in tutto questo caos, che qualcuno abbia davvero il tempo di riflettere su quanto accaduto il 24 marzo 1944...
Ps: non era facile capire cosa è successo all’epoca neanche leggendo il pezzo che ieri Repubblica ha dedicato alla strage di via Rasella (che ha poi portato alla rappresaglia). Si raccontava l’esplosione, si raccontava del ragazzino rimasto ucciso, si raccontava quello che è successo dopo.
Solo una cosa non si raccontava: chi ha messo la bomba. Giusto per la cronaca: sono stati i partigiani dei Gap, Gruppi di Azione Patriottica.
Pps: una donna, in realtà, alle Fosse Ardeatine è stata uccisa. Si tratta di Fedele Rasa, considerata la vittima numero 336 dell’eccidio. Non è stata ammazzata nelle cave come gli altri, ma fuori, colpita dal fuoco di un soldato tedesco dopo che lei, che stava raccogliendo cicoria, non si era fermata all’alt che le era stato intimato. Era una signora di 74 anni. C’è da augurarsi che alla biciclettata di domani ci sia un momento per ricordare anche lei...