Suicidi in carcere? Soltanto chiacchiere: il record col governo Draghi
Riecco gli amnistiatori, gli indultisti, i senzacelle. Da ieri una nuova emergenza, quella dei suicidi nelle carceri. È decretata dalle Camere penali, assieme a un po’ di associazioni e a diversi parlamentari di sinistra. In particolare sono questi ultimi a recitare la parte dei sensibili, ma hanno dimenticato un po’ di dati. È dal 1990 che vengono raccolte le tristi cifre sui suicidi di detenuti. In Italia il picco massimo in un anno è stato di 85 morti, ma nel 2022 (governo dei “migliori” di Draghi e Cartabia). La media nazionale di suicidi di detenuti ogni diecimila arriva al 10, quella europea è al 10,7. In Estonia ne muoiono 22, in Germania e Austria 17, in Francia 16 e giù per li rami. Stanno meglio di noi Belgio, Spagna ed Ungheria, assieme ad altri, tanto per darci un’idea.
Chiacchierando con il sottosegretario della giustizia Andrea Ostellari, esponente della Lega e che ha la delega del governo al trattamento dei detenuti, si alza la saracinesca: «Io sono contrario a sconti e svuotacarceri». Eppure protestano. Ma con poche ragioni, pare di capire. Persino nell’anno record di suicidi registrati in Italia eravamo comunque sotto la media europea, raccontano i faldoni di viale Arenula. Insomma, “la sinistra sta cavalcando il tema solo con chiacchiere”. Cerchiamo di capirne di più. E Ostellari non si fa pregare: «La sinistra strumentalizza i morti. I suicidi nelle carceri sono una ferita antica, che solo questo governo ha iniziato a curare. Con alcune cose già fatte».
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Elenchiamole. «Penso alla circolare sulla media sicurezza che prevede la permanenza in cella di chi non è impegnato in attività trattamentali (lavoro, studio, etc), all’assunzione di educatori, che ha consentito per la prima volta di raggiungere la copertura delle piante organiche al 100%, alla cabina di regia con il Cnel, per aumentare le opportunità di lavoro in carcere, coinvolgendo direttamente aziende, terzo settore e centri per l’impiego. Non va dimenticata anche la circolare sul trasferimento fuori regione dei detenuti violenti, che funziona come deterrente e comincia a dare i suoi frutti».
C’è altro ancora però. A partire da una serie di provvedimenti che presto verranno alla luce. Come il nuovo regolamento sulle telefonate, che passeranno da 4 a 6 al mese, con la possibilità per i direttori di concederne anche di più, a scopo trattamentale e solo a chi se le merita. Come le modifiche alla legge Smuraglia sul lavoro carcerario, già inserite nel ddl Sicurezza, per facilitare ulteriormente le imprese che vogliono insediare lavorazioni dentro i penitenziari. E come l’istituzione di percorsi differenziati per detenuti a fine pena, in comunità, o con patologie psichiatriche e comportamentali, in istituti specializzati.
E a chi chiede clemenza che diciamo? «Un banale liberi tutti riverserebbe sulla comunità dei cittadini i problemi che non solo il ministero della Giustizia, ma anche le altre istituzioni, non hanno saputo risolvere negli scorsi anni. Il tema dell’esecuzione penale riguarda tutti. Compreso il sistema sanitario. Gran parte dei suicidi riguardano persone malate che forse non dovrebbero stare in un penitenziario, ma in strutture diverse. Sono peraltro contrario alla proposta di Roberto Giachetti contro il sovraffollamento delle carceri. Invece di aumentare gli sconti di pena già previsti per buona condotta, invertiamo il meccanismo con cui vengono concessi, a legislazione vigente, alleggerendo di molto la pressione sui Tribunali di sorveglianza. Oggi è il detenuto a fare istanza e ne arrivano circa 250.000 l’anno. Da domani lo sconto verrà negato solo su segnalazione di comportamenti antisociali o contrari al patto trattamentale». Significa carcere rieducativo.
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