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Torino, aggressione col machete e gamba amputata: fermato un nobile italiano

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L'aggressione choc a colpi di machete nel quartiere Mirafiori di Torino potrebbe essere a una svolta: è stato infatti fermato un ragazzo di 23 anni, Pietro Costanzia di Costigliole, accusato di tentato omicidio. Il sospettato sarebbe di origini nobili, nato a Milano ma residente a Torino, ed è stato raggiunto dalle forze dell'ordine in un albergo della città in cui si era registrato con documenti non suoi. 

Il ragazzo, interrogato dagli inquirenti si è avvalso della facoltà di non rispondere. Non avrebbe comunque agito da solo: si sta cercando un complice che era alla guida dello scooter T-Max sul quale i due aggressori hanno raggiunto la vittima. "Pensavo che mi cercavate per un reato che ho fatto in Spagna - ha spiegato il 23enne agli investigatori, ho un mandato di cattura internazionale".

L'orrore è avvenuto lunedì sera in via Panizza. L'aggredito stava rincasando insieme alla fidanzata a bordo di un monopattino quando i due aggressori lo hanno raggiunto, prima minacciandolo e poi colpendolo più volte con violenza inaudita alla gamba sinistra con un machete. Come confermato da un testimone, il ragazzo avrebbe più volte implorato a chi lo colpiva di fermarsi, promettendo di non denunciarlo. Soccorso e portato in ospedale, i medici hanno provato invano a salvargli l'uso della gamba sinistra: hanno dovuto amputarla a causa delle impressionanti, gravissime lesioni subite nel corso dell'agguato.

Non è ancora chiara la ragione di un gesto così brutale. Secondo le prime ricostruzioni, gli aggressori avrebbero voluto dare una lezione alla vittima che nei giorni precedenti aveva mandato messaggi e foto a sfondo sessuale alla ragazza di uno dei due. 

"La violenza dell'aggressione avvenuta a Mirafiori nord lascia sgomenti per la ferocia con cui è stata condotta e ci interroga tutti, come Istituzioni, sulle strategie migliori per prevenire e scongiurare eventi simili", ha commentato l'assessore alla Sicurezza della Regione Piemonte Fabrizio Ricca. "Serve certamente un controllo capillare del territorio da parte delle forze dell'ordine, serve senza ombra di dubbio che l'aggressore, una volta individuato e fermato, paghi severamente ma serve anche un percorso di formazione culturale per tanti giovani che decidono, incoscientemente, di intraprendere la via della violenza per risolvere alterchi o tensioni. Troppo spesso - conclude Ricca - le nostre strade si macchiano di sangue perché la volontà di sopraffare diventa l'unico orizzonte valoriale facilmente reperibile: abbiamo il dovere di offrire delle alternative". 

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