Daspo ai violenti in piazza? Giorgia Meloni ci pensa
Il Daspo, il trattamento già previsto per gli ultrà del calcio, applicato agli ultrà della politica. Ai manifestanti che si rendono responsabili di atti violenti potrebbe essere vietata la partecipazione ad altre proteste di piazza.
Al momento è una proposta che il governo sta valutando con molta cautela, visto che impatterebbe sulla libertà di espressione del pensiero garantita dalla Costituzione. I sindacati delle forze dell’ordine l’hanno portata ieri al tavolo di palazzo Chigi, e Giorgia Meloni e Matteo Piantedosi si sono impegnati a studiarla. Un’ipotesi, insomma. È una certezza, invece, che sulle divise degli agenti di polizia non appariranno i codici identificativi.
È una richiesta storica della sinistra e delle organizzazioni vicine ai manifestanti, che l’hanno rilanciata dopo gli scontri di Pisa. Vede contrari i sindacati di polizia e il ministro dell’Interno ieri l’ha bollata come frutto di un «dibattito ideologizzato».
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La riunione era stata convocata dal governo (presente anche coi ministri Tajani e Giorgetti ed il sottosegretario Mantovano) per discutere, assieme ai rappresentanti degli uomini in divisa, come migliorare le norme che devono garantire la sicurezza del territorio e l’esercizio senza disordini del diritto a manifestare. Ci sono già tre disegni di legge, che il consiglio dei ministri ha varato a novembre e riguardano proprio l’ordine pubblico e la tutela degli agenti. Sono all’esame del parlamento, che potrà modificarli anche su impulso del governo. Meloni e Piantedosi intendono studiare però altre norme, da inserire in quei ddl o in uno dei prossimi “decreti sicurezza”, per dare strumenti più efficaci alle forze dell’ordine. Un intervento necessario anche perché, ha rimarcato la premier, questo è l’anno in cui l’Italia ha la guida del G7 e c’è «un brutto clima».
L’ANNO DELLE PROTESTE
I numeri del Viminale lo confermano. Tra gennaio e febbraio le manifestazioni ritenute di “spiccato interesse” per l’ordine pubblico sono state 2.822, ossia il 40% in più rispetto al primo bimestre del 2023. Nonostante ciò, nell’anno in corso, solo nell’1,6% dei casi ci sono state “criticità”, ossia scontri o incidenti di un qualche rilievo, mentre l’anno precedente questi erano avvenuti nel 3,5% delle manifestazioni. Significa che l’atmosfera nelle piazze, come dice Meloni, si sta surriscaldando.
Ma anche che gli agenti, nonostante le accuse che hanno ricevuto dopo i fatti di Pisa, stanno svolgendo il loro lavoro nel modo più responsabile. Un merito che Piantedosi, quando la polizia è finita sotto attacco, ha riconosciuto subito, consolidando il rapporto di fiducia che lui e il governo hanno costruito con le forze dell’ordine. Il Daspo per i manifestanti violenti non è previsto nei disegni di legge presentati dall’esecutivo in parlamento. E la premier ieri non si è sbilanciata su una sua possibile introduzione, limitandosi a dire, al termine dell’incontro: «Mi sono segnata tutto e valuterò». Ma la notizia che l’ipotesi sia stata discussa a palazzo Chigi e il governo si sia riservato di esaminarla, diffusa dai sindacati di polizia, ha subito mobilitato la sinistra.
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La Rete degli studenti, vicina alla Cgil, ha parlato di ipotesi «inaccettabile». Stessa reazione dei loro fratelli maggiori, i militanti dell’Unione degli universitari, che chiedono invece al governo «misure utili ad individuare gli abusi, come i codici identificativi». Dalla loro parte i parlamentari dell’Alleanza verdi e sinistra: «Non si possono vietare i diritti costituzionali sulla libertà di manifestare il pensiero attraverso un atto amministrativo come il Daspo». Mentre il Pd parla di «vuota propaganda». Reazioni che non impediscono a Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, di schierare il suo partito in favore della proposta: «Sosterremo l’eventuale Daspo per i manifestanti violenti e continueremo ad opporci all’assurda richiesta dei codici identificativi, che non farebbero altro che moltiplicare accuse strumentali».
BODYCAM E DRONI
La palla, quindi, ora è nel campo del governo. Che studierà anche le altre proposte avanzate ieri dai sindacati delle forze dell’ordine: l’uso delle bodycam, le microcamere fissate sulle divise, per ogni agente in servizio (oggi le hanno in dotazione solo alcuni reparti di polizia e carabinieri); l’impiego di droni volanti per monitorare e registrare ciò che avviene nei cortei; la possibilità di sottoporre i violenti ad arresto differito nei giorni seguenti alle manifestazioni, altra idea ispirata alle norme per far rispettare l’ordine pubblico negli stadi di calcio. Un sindacalista ha proposto pure la presenza di un magistrato nelle manifestazioni più pericolose, ma l’idea è stata subito bocciata dai suoi colleghi. Si è parlato anche del rinnovo del contratto e del pagamento degli straordinari. Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, era lì per garantire che questo aspetto è chiaro al governo: sarà affrontato in dettaglio nelle prossime settimane.