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Carpi, la mostra scandalo: "Questo quadro di Gesù", imbarazzo in Vaticano

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"Non vi è alcuna immagine blasfema o dissacrante". La Diocesi di Carpi difende Andrea Saltini che con la sua mostra Grazia Plena inaugurata al Museo Diocesano ha fatto gridare allo scandalo “La Nuova Bussola”. In particolare, a irritare il quotidiano cattolico vicino agli ambienti più conservatori della Chiesa, è stata l'opera "INRI - San Longino" messa in bella mostra davanti all'altare della chiesa di Sant'Ignazio, sede del centro diocesano di Carpi. La tela ritrae una figura maschile chinata sulle parti intime di Gesù, coprendole. Per la Nuova Bussola si tratterebbe di una "fellatio in chiesa" anche se poi, una guida della mostra, ha spiegato all'autore dell'articolo Andrea Zambrano che l'uomo chinato è Longino, il centurione che sta toccando la costola di Gesù.

 

Leggi qui l'articolo della Nuova Bussola

 

Dunque niente di dissacrante nelle opere di Saltini: la malizia sta negli occhi di chi guarda.  Provocazione, blasfemia: "nulla di tutto questo è rilevabile davanti a una visione delle opere corretta, documentata e con sguardo limpido", scrive la Diocesi di Carpi citando fra Cristoforo nei Promessi Sposi "omnia munda mundis" "tutto è puro per i puri" (San Paolo, Tt 1,15). "L’arte di Saltini non è devozionale", puntualizza con la Stampa don Carlo Bellini, vicario episcopale per la pastorale, "difficilmente potremmo vederla in una chiesa, ma è vera arte contemporanea a soggetto religioso, ancora una volta una rarità. Davanti a queste opere si può meditare. Per questo il suo lavoro è un dono per credenti e non credenti, per riflettere sui misteri del nostro stare al mondo, rinnovando l’eredità iconografica e il patrimonio affettivo dalla nostra tradizione culturale". Anche l’artista respinge le accuse della Nuova Bussola al mittente: "Non c’è stato in me alcun intento dissacrante o provocatorio. Se poi la mente delle persone le porta a immaginare cose inesistenti io non posso impedirlo". "Ma per certo", chiude la questione Andrea Saltini, "nulla di quello che è stato detto riguarda le mie opere". 

 

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