Il sondaggio: 7 genitori su 10 non si arrabbiano più per la pagella brutta
«Ti rendi conto? Hai un’insufficienza, da oggi in poi niente uscite, niente paghetta,niente vacanze!». «Il prof ce l’ha con me...». «Non ti permettere, sei tu che non studi e non ascolti, non cercare scuse!».
In scena padre, madre, figlio/a, in una cucina, in salotto, anni ’70/’80. Urla dei genitori, il figlio/a con il capo chino e lacrimoni che rigano il volto.
Cambio di scena, anno scolastico 2023/2024. Stessi protagonisti, non riuniti però nell’identico ambiente, ma chi in camera, chi in salotto, chi in un’altra casa, con altri/e compagni, mariti, mogli eccetera. Il figlio risponde distrattamente alla domanda: «Sì, la pagella... Ho tre insufficienze...». Il tempo di alzare lo sguardo dal cellulare e il genitore, con tono leggermente perplesso, blandamente suggerisce al figlio di stare attento, perché tre insufficienze... beh insomma... ti pare il caso? Risposta: «Non mi stressare, mi viene l’ansia... E poi è tutta colpa della prof, mi odia». E la scena si conclude. C’è un finale, però: a giugno scoppia lo psicodramma, perché poi arrivano le bocciature, materie da ripresentare, e lì sì che i genitori vanno in tilt. Non con i loro figli, figuriamoci, ma con i professori, il preside, la scuola. E fioccano i ricorsi.
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Ricostruzioni sceniche a parte, la situazione reale più o meno corrisponde. E lo conferma una ricerca condotta da Skuola.net su un campione di 2.500 alunni delle classi superiori, dalla quale emerge che solo uno studente su tre sarà punito per i brutti voti riportati alla fine del primo quadrimestre, o del secondo trimestre, a seconda del regolamento interno dell’istituto scolastico. Insomma, i voti negativi ormai non spaventano più e, peggio ancora, non sembrano essere un incentivo a migliorare. I genitori non sembra abbiano voglia di intervenire, salvo prendersela alla fine con i docenti. Sempre secondo la ricerca citata, nel 67 per cento dei casi i genitori dimostrano comprensione soprattutto nella speranza che con il dovuto impegno i ragazzi ripareranno le insufficienze.
Ma circa il 10 per cento dei genitori puntano il dito contro il corpo docente per gli scarsi risultati dei loro pargoli, dovuti aduna presunta incomprensione o allo scarso sostegno da parte dei professori. Questa convinzione può degenerare fino alle aggressioni. La cronaca ormai ne registra a ritmo sostenuto. E di questi conflitti genitori-docenti rendono conto anche gli interpellati dalla ricerca, che può sfociare, appunto, in aggressione fisica, come riportano il 2% degli intervistati, o verbale, secondo il 4%. Punizioni sempre meno adottate, dunque, ma qualcuna resiste: la più diffusa sarebbe la limitazione nell’uso di smartphone, videogames, tv (14%). A seguire c’è il divieto di uscire con gli amici o di dedicarsi a sport e passatempo (9%). Al terzo posto troviamo l’obbligo di svolgere dei “servizi” o dei lavoretti in caso o fuori (4%). Più rara una riduzione della paghetta (2%).
«Oggi con il registro elettronico i genitori possono ulteriormente seguire passo dopo passo il percorso scolastico dei figli e vedere subito voti, valutazioni, note - sottolineano molti docenti, - quindi non possono mostrare troppa sorpresa per i risultati». E invece i genitori sfogano a fine anno il proprio risentimento anche con mitragliate di ricorsi al Tar, tanto che il governo Meloni ha sul tavolo un progetto di riforma che nasce con l’intenzione di restituire autorevolezza al corpo docente che troppo spesso si vedrebbe ribaltare le decisioni stabilite a scuola. Peraltro, secondo specialisti del settore, in media solo un ricorso su 10 viene accolto. L’anno scorso, per esempio, ha fatto parlare il caso di una studentessa delle medie di Tivoli, in provincia di Roma, promossa dal Tar con sei insufficienze secondo il criterio per cui la regola “deve essere la promozione” e la priorità l’impegno e non il solo risultato. Si arriva persino, come ha fatto una studentessa di liceo classico, che aveva ottenuto 100 all’esame di maturità, a presentare ricorso al Tar per ottenere la lode. Richiesta respinta, con la condanna al pagamento di oltre 3600 euro di spese legali.