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Torino, accuse al prof: così Socrate fa scoprire pure Cupido

Ginevra Leganza
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Se Socrate piange, Cupido non ride. Ebbene, il fatto è che proprio Cupido, insieme a Socrate, s’è fermato all’UniTo. Nel senso che s’è come paralizzato all’Università di Torino. Alla facoltà di Gianni Vattimo (notorio omosessuale), nella città di Friedrich Nietzsche (teorico della carne), dove un professore di filosofia è stato punito per aver molestato le sue studentesse, avendo ceduto per così dire agli spiriti venerei (o agli impulsi d’amore). Sicché lo scostumato, ha deciso il rettore, non percepirà lo stipendio per il prossimo mese. Sospeso. E se delle suddette molestie poco sappiamo – forse whatsappini, forse fotine sconce: comunque sia, non siamo guardoni – ancor meno ne vogliamo sapere. Giacché la cosa davvero triste, per quanto filosoficamente interessante, è che appunto Cupido – o l’amore fisico – ha levato le tende. In altre parole: l’eros è in agonia. «Ragazze, non abbiate paura», esorta la professoressa associata di sociologia (disciplina che i maligni chiamano da sempre: philosophy for dummies, “filosofia per principianti”) nonché responsabile dello sportello anti violenza dell’ateneo. «Fatevi avanti e denunciate». E le ragazze, da par loro, denunciano. Si aprono, si confessano. E, spesso, sputtanano... Alla “gender manager” (sic!).

«Mi ha accarezzato la gamba» (dicono del professore), «Faceva commenti» (dicono dell’assistente), «Ammiccava» (il bibliotecario), «Mi ha toccata mentre studiavamo» (il compagno di corso). Un inventario di molestie e molestine di cui il professore whatsapparo, fresco di sospensione, non è che l’acme. Un inventario – per giunta sciorinato in forma di volantini sui muri, lo scorso martedì, dalle transfemministe di “Nonunadimeno” – che a tratti ricorda il Manifesto di Valerie Solanas, l’attivista del New Jersey che nei Sessanta proponeva «la completa automazione e distruzione del sesso maschile» (troppo porco) e che perciò sparò dritto a Andy Warhol (troppo machista). Warhol, al tempo, agonizzò. Ma poi – seppur con qualche trauma – sopravvisse. L’eros, oggi, è ancora in agonia. Perché il punto davvero interessante di tutta questa confusione fra accuse e ammiccamenti, confessioni e pentimenti – tramestio di violenza e seduzione – è che se Socrate piange, Cupido non ride. Ed è insomma la metamorfosi della filosofia da “amore per il sapere” (o sapere d’amore) in qualcos’altro. Qualcosa di meno erotico, diciamo, col maschio – maschio-filosofo (il professore) – che evolve in maschio-automa. Eroticamente castrato.
Un po’ come sarebbe piaciuto a Valerie Solanas.

 

 

Eppure la verità è un’altra. Ed è quella di Franco Battiato che canta: «Socrate parlava spesso delle gioie dell’amore/e nel petto degli alunni si affacciava quasi il cuore/tanto che gli offrivano anche il corpo». E la verità, appunto, è che la filosofia più che all’iperuranio s’è sempre accompagnata alle cose di questo mondo. S’è sempre quindi accostata al fatto fisico, alla seduzione, al sapere intellettuale che apre all’esercizio carnale (dagli esercizi raccontati da Pierre Hadot all’ammiccamento buffo e pazzo di Socrate e Alcibiade). Cose fuori tempo, direte voi, cose che non si portano più. Ma così è stato e così è: amore per il sapere e sapere d’amore. E dunque suona un po’ strano, quando non preoccupante, questo doppio volto di maschietti e femminucce in crisi (ché la crisi del maschio precede e segue quella della femmina, e la guerra dei sessi non la vince nessuno).

 

 

Straniscono e preoccupano gli uni, i maschietti, che s’offendono e ricattano se non ci stai, e le altre – femminucce e femministe anti sesso – che denunciano finanche un occhiolino. Entrambi intenti a deprimere l’eros. In ogni caso la notizia vera è che tutto ciò accade in quella facoltà dove fotine e occhiolini non sono più cenni socratici o magari quisquilie (da prendere appunto con filosofia). Ma diventano «segnalazioni che vanno prese molto sul serio», sociologa dixit. E il fatto insomma è che la filosofia s’è così evoluta: da Eros a Onan. Ovvero da facoltà dell’amore a masturbazione mentale e burocratica. Che, dopotutto, è sinonimo di accademica.

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