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Occupazione? I posti ci sono ma i lavoratori no: le scuole si sveglino

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Roberto Formigoni

Roberto Formigoni
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Manca il lavoro in Italia? Non è del tutto vero. La verità è che mancano i lavoratori, può sembrare strano ma è così. Secondo i dati di Unioncamere quasi un posto di lavoro su due per le imprese italiane è difficile da coprire. Cioè non si trovano i lavoratori necessari alla richiesta di manodopera del mondo produttivo. Tale carenza è rivelata anche dal boom di richieste di lavoratori extraeuropei arrivata da imprese e famiglie con i clikday di dicembre.

Per 136 mila lavoratori extraeuropei disponibili sono arrivate 609mila richieste, e quindi più di 400mila posti di lavoro sono rimasti vuoti.

Dai dati emerge ancora che su 5,5 milioni di contratti di lavoro necessari alle imprese per il 2023, per il 45% è stato difficile o impossibile reperire il personale. Questo è il dato medio, che si impenna al 58% nell’industria metallurgica, al 57% nelle costruzioni, nel comparto del legno-arredo e del mobile. A livello territoriale le difficoltà maggiori si riscontrano in Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Umbria e Marche. Sul problema incide anche la non corrispondenza tra i percorsi formativi offerti dalle scuole e le esigenze della produzione, ecco perchè è urgente una riforma degli Istituti tecnici e professionali.

Chi ha fatto questa riforma negli anni passati, come la Lombardia, non soffre del problema o ne soffre meno. Le prospettive per gli anni a venire non sono buone, Confindustria stima che da qui al 2027, perla sola manifattura serviranno 508mila addetti, ma il reperimento sarà difficile per il 50% di essi. E l’Ance stima che per gli investimenti aggiuntivi del PNRR saranno necessari altri 65mila addetti, oltre ai 260mila già stimati. Altri 150mila lavoratori con elevate competenze saranno poi necessari per gli interventi sulle case green. Ripeto: o la scuola si mette al passo e prepara giovani con le competenze giuste, o saranno dolori; e bisogna sostenere la parità di genere, visto che le donne impiegate sono largamente al di sotto della componente maschile.

L’agricoltura ha bisogno di 80-100mila lavoratori, ma con le quote di cittadini extra-UE si dovrebbe coprire il problema. Guai grossi invece per le imprese di telecomunicazione e legate al digitale, nelle quali il 75% lamenta difficoltà nel reperire personale. Ma difficoltà si riscontrano anche in settori più basici come turismo, personale di alberghi, ristoranti e bar, autisti di autobus. Le soluzioni ci sono, come abbiamo detto: preparazione tecnico-scolastica al passo coi tempi, e più apertura al contributo di lavoratori extra-UE. Ma bisogna muoversi, chi si ferma è...perduto.

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