Fleximan, come nasce la parola: alle origini dell'uomo armato della sega flessibile
La parola, un composto di flexi (“flessibile”), e man (“uomo”), è modellata sui nomi di diversi celebri o celeberrimi supereroi di film e fumetti targati Marvel o Warner Bros.: Batman e Superman; Spider-Man e Iron Man; Aquaman e Ant-Man. Stiamo naturalmente parlando di Fleximan, il vendicatore dei multati, l’antieroe populista di automobilisti e camionisti esasperati e arrabbiati che gli oltre 11.000 autovelox installati lungo tutta la penisola (spesso piazzati in vie o tratti di strada che non ti aspetti di veder sorvegliati da un occhio elettronico) pizzicano implacabili.
L’uomo armato della sega flessibile con cui abbatte, tagliandoli alla base, i pali di sostegno degli occhiuti sparamulte più infidi o micidiali (c’è però anche chi quei supporti li sradica) spopola ormai incontenibile sul web. Dal Veneto, dove tutto è cominciato da un bel po’, al Piemonte, dalla Lombardia all’Emilia-Romagna e alla Liguria, i Robin Hood del popolo delle vittime degli autovelox si moltiplicano ogni giorno di più. Come i meme, con tante versioni irresistibili: Goemon Ishikawa XIII, il discendente dell'omonimo guerriero ninja in una serie giapponese manga e anime (Lupin III), taglia di netto con la sua spada la colonnina su cui è stato fissato il rilevatore di velocità.
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Chissà se, fra i tanti giustizieri mascherati della penombra o della notte, ci sarà almeno una Flexiwoman. In rete esiste già, e ha le fattezze di Uma Thurman in versione Beatrix Kiddo, la giustiziera in giallo di due pellicole (Kill Bill: Volume 1, 2003; 2: Kill Bill Volume II, 2004) di Quentin Tarantino. Avviso ai naviganti (virtuali). Il superamento del livello di guardia della diffusione per emulazione delle gesta dei “flexivandali” ha fatto ipotizzare alla procura di Treviso per i più accesi sostenitori dei paladini dei guidatori oppressi, con riferimento all’autovelox abbattuto a Vallà, una frazione di Riese Pio X, al quinto chilometro della strada provinciale 667, il reato di istigazione a commettere delitti o contravvenzioni (Codice penale, art. 414). Con pene da uno a cinque anni per i primi e fino a un anno (salvo cavarsela con una multa) per i secondi.
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