Bologna, rivolta contro i 3o all'ora? Salvini con i cittadini: "Scelta non ragionevole"
I 30 chilometri all’ora come velocità massima stanno scatenando i cittadini di Bologna. Martedì 16 gennaio, la città guidata dal sindaco del Pd Matteo Lepore, si è svegliata con la luna storta: multe o decurtazione di punti per chi supera con la propria automobile il nuovo limite di velocità. Durante il primo giorno di entrata in vigore ufficiale delle ordinanze e del piano di controlli per la sicurezza stradale, le 6 pattuglie impegnate in diversi punti della città, sia mattino che pomeriggio, hanno infatti rilevato solo 7 sanzioni per superamento del limite dei 30 (solo uno di questi circolava sotto i 40 km/h) e 5 sanzioni per superamento del limite dei 50.
Quanto basta a scatenare l'ira dei bolognesi che non escludono l’ipotesi referendum per cui si stanno raccogliendo firme a tutto spiano. Ma se Lepore sul referendum non vuole sentire ragioni, dopo il caos sollevato in città potrebbe fare retromarcia: "Se ci saranno delle strade che ai 30 non funzioneranno, piuttosto che fare un referendum siamo pronti ad ascoltare le segnalazioni dei cittadini". Il provvedimento Città 30 potrà dunque essere modificato. "Siamo disponibili a raccogliere segnalazioni. La Polizia locale è attiva non solo per informare i cittadini ed eventualmente sanzionare ma anche per aggiornarci su come sta andando".
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Insomma, è bagarre. Al punto che interviene anche il ministero dei Trasporti. Presieduto da Matteo Salvini, attraverso una nota, il Mit rende noto che "il limite di 30 km/h in tutta la città di Bologna non appare una scelta ragionevole perché i problemi per i cittadini (in particolare per i lavoratori) rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale che resta comunque una delle priorità assolute per il ministro Matteo Salvini". Motivo per cui "2il dicastero di Porta Pia è pronto ad avviare un confronto immediato con l’amministrazione bolognese per verificare soluzioni alternative e prevenire forzature e fughe in avanti che poi rischiano di essere smentite anche dai giudici, come già successo a Milano a proposito dell’obbligo per i mezzi pesanti dei dispositivi per l’angolo cieco".
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