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Giovanna Pedretti, le indiscrezioni: "Ecco da chi è stata tradita"

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"Gli sputasentenze del paese": gli amici di Giovanna Pedretti chiamano così i tanti che prima elogiavano la cuoca trovata morta nelle acque del Lambro e poi l'hanno pesantemente attaccata per via dei dubbi sull’autenticità della recensione omofoba a cui aveva risposto. Chi voleva bene alla proprietaria della pizzeria "Le Vignole" di Sant'Angelo Lodigiano racconta all'inviata di Repubblica Ilaria Carra che "è come se Giovanna si fosse sentita tradita anche da chi conosceva e non solo dall’odio social di sconosciuti", riporta con sofferenza una persona a lei vicina, che la frequentava dall’adolescenza. "Gli sputasentenze in paese", li chiama un’altra amica.

E mentre chi indaga sta provando a rintracciare il presunto autore della recensione incriminata che ha portato al suicidio di Giovanna Pedretti, le amiche e gli amici raccontano a Repubblica di lei, dei suoi "dolci superlativi", della sua passione e sensibilità nel lavoro che aveva portato alla “pizza sospesa” per i disabili ma anche per i medici che si sono sacrificati in pandemia. Era una "donna solare e forte, sempre disponibile", attenta nel regalare un’attenzione al cliente, amico o sconosciuto che fosse, una candelina inaspettata, un "nutellone" recapitato a domicilio con dedica affettuosa a pennarello sul cartone. 

 

Raccontano i conoscenti a Repubblica che Giovanna stava cercando da mesi un aiuto in cucina che non trovava e questo era una fonte di stress e che la tragedia di suo fratello Stefano, morto suicida 13 anni fa nell’autolavaggio del paese, "non ha mai superato". Tempo fa si era trovata vicina a dei commenti pubblicati sulla morte suicida di Giacomo Sartori, derubato del suo computer e trovato poi morto a un albero del Pavese. "No, per un computer non ci si ammazza, ma per una situazione che sembra insormontabile, magari l’ennesima, sì, perché è pur sempre una piccola goccia che fa traboccare l’intero vaso".

 

 

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