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Ancona, defunto nel letto da 5 anni e nessuno se n'era accorto

Claudia Osmetti
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Lo hanno trovato a letto. Deceduto. Mummificato. Perché è morto probabilmente da almeno cinque anni e mezzo, cioè dal 2018. E se ne è andato nel suo appartamento, durante il sonno, l’ultimo, in uno di quei condomini multietnici, quei crocevia di famiglie straniere e di residenti di altri Paesi, quei casermoni in cui passano tutti, bussano tutti, si fermano tutti epperò nessuno si accorge se il signore della porta accanto sia ancora vivo o meno. Nessuno se ne cura, nessuno ci pensa. Lui, un 72enne di Ancona, nelle Marche, non lo è più.

Non lo è da prima del Covid. Da prima della Brexit e da prima della crisi del Papete. Da prima del governo Conte II e di quello Draghi e di quello Meloni. Da prima della rielezione di Mattarella al Quirinale. Da prima dell’invasione russa in Ucraina. Da prima, molto prima, del pogrom di Hamas nel sud di Israele. Da prima del ritorno dei talebani in Afganistan e del primo volo privato nello spazio. Forse da prima del crollo del ponte Morandi.

Un’era fa. Il lontano 2018. Che è un calendario, fermo sull’estate, di quell’anno in cui la pandemia doveva ancora arrivare, ritrovato proprio lì, nella sua camera, dai carabinieri che hanno fatto irruzione, dopo il personale del 118 e gli uomini della Croce Gialla, i pompieri che hanno avuto bisogno addirittura di usare l’autoscala e le mascherine anti-gas. Unico indizio, almeno al momento, per risalire a cosa sia successo: il 2018 è anche l’ultima volta che il 72enne ha parlato con suo fratello, fratello che però vive a Roma e che, da allora, ha provato, non è che non ha tentato, a chiamarlo, al telefono.

 

 

RAPPORTI FREDDI - Squillava sempre a vuoto. E magari una volta pensi sia uscito a fare la spesa, magari un’altra che ha avuto un impegno, magari una terza che era fuori per i fatti suoi: ma nel frattempo passano cinque anni e mezzo, quasi sei, e quella linea fissa continua a ridarti il suono che è libera, non l’ha mai staccata nessuno, è in funzione, è valida: e con ogni probabilità non viene usata.

G. G. È tutto quello che sappiamo di questo settantenne anconetano, le sue iniziali. Era in pensione da tempo, che non aveva nessuno se non quel fratello “romano” che venerdì ha deciso di ritornare ad Ancona, voleva rivederlo, riallacciare i rapporti che nell’ultimo periodo non erano stati (evidentemente) un granché. Lo ha chiamato (per l’ennesima volta) senza riuscirci. Lo ha chiamato anche sul cellulare, sul numero che aveva in rubrica: era staccato, non più attivo. E allora s’è preoccupato. È andato davanti al suo appartamento, ha bussato a lungo, ancora niente. Ha scritto un biglietto, gliel’ha infilato sotto la porta, niente di nuovo. Ha ripreso il telefonino in mano e ha composto un numero, questa volta quello del 112, ed eccola lì, la scoperta, macabra e drammatica, incredibile e dolorosa allo stesso tempo.

È arrivato anche il magistrato di turno, a casa di G. G. Ha disposto l’autopsia, l’esame dei tessuti e dei liquidi e delle ossa, di quel che è rimasto, in più di un lustro. Per capire. Per risalire, in qualche modo, l’unico che abbiamo, quello della scienza, a come sia accaduto.

 

 

Nell’appartamento era tutto in ordine. Non c’era nulla fuori posto. La porta d’ingresso era chiusa e la chiave era dentro la toppa. Niente di anomalo, niente di strano. L’ipotesi più accreditata è che il 72enne sia morto durante il sonno, forse a causa di un malore, forse un caso della vita, è che alle volte capita. Capita e basta. Il destino è così, non lo puoi controllare. Gli inquirenti ora passeranno al setaccio le utenze, i conti correnti, le bollette, l’eventuale corrispondenza di G. G. Che non aveva mai avuto un guaio con la giustizia, mai uno screzio con chicchessia, era una persona un po’ riservata. Tutto qui.

RISCHIO ISOLAMENTO - Era un anziano. Uno dei nove milioni (!) di anziani che vivono da soli in Italia, o che sono a rischio isolamento. Che non hanno nessuno e non chiedono nulla a nessuno: il 65% del totale (13,9 milioni), un numero che non è solo un numero, è (soprattutto) un’emergenza. Silenziosa, incessante. Che ci eravamo detti, nel 2020, in quei mesi là, quelli maledetti del Covid che G. G. non ha neanche fatto in tempo a temere, che non avrebbe dovuto riproporsi mai più. E invece si ripropone continuamente, anche se non ci facciamo più caso e non ce ne preoccupiamo, se non li vediamo. I nonnini fragili senza nipoti, i vecchietti bisognosi senza assistenza continuano a morire. Di solitudine e (come G. G.) in solitudine. 

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