Filippo Turetta, il sospetto sulla malattia. Cosa può cambiare
Filippo Turetta è andato da uno psicologo allo sportello della Uls 6 Euganea prima dell’omicidio di Giulia Cecchettin. Come ha rivelato Chi l’ha visto?, ci sarebbe andato il 22 settembre, il 3, il 17 e il 27 ottobre e il 4 novembre. Avrebbe avuto in programma un’altra seduta il 17 novembre quando era già latitante dopo aver ucciso Giulia, secondo quanto da lui confessato.
Ora gli psicologi di Filippo saranno ascoltati dai carabinieri di Venezia. Lo ha deciso l'autorità giudiziaria anche per ricostruire movimenti e riflessioni del ragazzo che ha ucciso Giulia.
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Enrico Zanalda, presidente della società di Psichiatria forense, in una intervista a Il Messaggero spiega: "Filippo Turetta? Il rifiuto è un tratto caratteristico della personalità borderline". E se il disturbo gli venisse diagnosticato, la pena per il ragazzo potrebbe essere attenuata. "Ma non posso dire niente a riguardo", sottolinea, "la personalità borderline solitamente commette reati d'impulso, la preparazione del delitto stride con quanto avvenuto. Una progettazione che fa pensare a una piena responsabilità del soggetto, una consapevolezza".
Di sicuro Turetta, se andava dallo psicologo, vuol dire che "aveva una sofferenza importante, al punto che gli è stato consigliato di affrontare questa sofferenza con un aiuto. Evidentemente non riusciva a superarla da solo. Chiaramente, quando si interrompono queste relazioni affettive, è sempre una difficoltà a tutte le età della vita. Ma da lì a progettare un omicidio (in quel modo e con quella progettazione) ne passa".
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Il disturbo di personalità borderline, chiarisce Zanalda, è un "disturbo che sembra nevrotico, ma che ha un funzionamento più grave. Il termine è stato coniato dagli psicanalisti quando avevano in cura le persone che pensavano nevrotiche, che però avevano un funzionamento mentale più da psicotici. Per cui avevano detto borderline tra nevrotico e psicotico". La persona borderline "ha determinate caratteristiche, che sono appunto dell'intolleranza all'abbandono, l'impulsività (nel bere o in comportamenti che mettono a rischio la propria vita) e tendenzialmente il cattivo funzionamento sociale" perché "hanno una cosiddetta 'fusione d'identità', cioè la propria identità si fonde molte volte ancora dell'altro. La perdita, quindi, diventa intollerabile".