Papa Francesco, rumors sulle dimissioni: cosa può accadere
L’ Aula Paolo VI è come al solito pronta per l’udienza generale del mercoledì. Il Papa è presente, sì, ma ha deciso di non leggere la catechesi e di affidare il compito a un suo collaboratore. Lo dice lui stesso, spiegando che «ancora non sto bene, con questa gripe (influenza in spagnolo, ndr)» e quindi «la voce non è bella». Infatti pronuncia le poche frasi con la voce affaticata. Poi passa la parola, sia per la lettura della catechesi che per quella dei saluti ai fedeli dei vari gruppi linguistici, a monsignor Filippo Ciampanelli della Segreteria di Stato.
Non si allontana, anzi continua a presenziare all’udienza e assiste con piacere all’esibizione di un gruppo di giovani circensi. Lancia appelli per la pace in Medio Oriente, ricorda di pregare per l’Ucraina. Ma si capisce che davvero non sta bene, come ormai è evidente da giorni. E poco dopo arriva anche la notizia: su precisa richiesta dei medici viene annullato il viaggio di Francesco a Dubai, previsto nei prossimi giorni, in occasione della 28esima Conferenza delle Parti per la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. «Pur essendo migliorato il quadro clinico generale del Santo Padre relativamente allo stato influenzale e all’infiammazione delle vie respiratorie», i medici hanno chiesto al Pontefice di rinunciare alla partenza. Bergoglio «ha accolto con grande rammarico la richiesta», spiega il portavoce vaticano Matteo Bruni, e che si cercherà un modo di far partecipare comunque la Santa Sede all’evento.
Detto fatto. Il segretario di Stato, cardinale Piero Parolin, annuncia che sarà a Dubai, al posto di Francesco. Viaggio annullato, dunque. E poi esami, controlli, difficoltà varie, l’età che avanza: la salute del Papa continua a preoccupare e come sempre, in queste circostanze, si rincorrono le voci su quel che potrebbe accadere, sugli scenari possibili, dai più normali ai più drammatici. Si rincorrono le voci su possibili dimissioni ma ci si pone anche la domanda, non solo una semplice curiosità: se il Pontefice sta male, male davvero, o deve affrontare interventi, degenze in ospedale e situazioni simili, chi svolge le funzioni di supplente?
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In realtà i precedenti, soprattutto in tempi recenti, sono pochi. Si pensi al lungo periodo di malattia con cui si è concluso il lungo pontificato di Giovanni Paolo II: il Pontefice stava davvero male, e il mondo intero lo poteva constatare, eppure nessuna delega, nessun sostituto. L’esercizio della ordinaria amministrazione, di fatto, è stato svolto dall’allora segretario personale del Papa, Stanislaw Dziwisz. La questione riguarda ovviamente il ruolo del Papa come vertice dello Stato Vaticano, non certo quello del Papa vicario di Cristo. Insomma, il potere temporale, per così dire, non quello spirituale.
Una figura di riferimento, comunque, esiste e i suoi compiti sono esattamente previsti: il cardinale camerlengo. L’impedimento per malattia è appunto regolato da norme per cui il camerlengo quando il Papa è in viaggio o assente, o costretto in ospedale, amministra i beni temporali. Diventa però più centrale il suo ruolo in caso di decesso del Papa: allora il camerlengo ha il compito di presiedere la sede vacante fino all’elezione del successore, durante il Conclave.
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Il meccanismo che regola la delega dei poteri al camerlengo in caso di malattia o assenza prolungata del Papa è simile a quella che la Costituzione italiana prevede per impedimento del Presidente della Repubblica. In questo caso il Capo dello Stato, vuoi per un viaggio o per una malattia, assegna la supplenza al presidente del Senato. I precedenti, per quel che riguarda la Santa Sede, sono molto pochi. Wojtyla, per intenderci, vi ricorse una sola volta per una lunga trasferta in Asia. Eppure sempre Giovanni Paolo II più volte è stato ricoverato al Gemelli per periodi più o meno lunghi. Non lo ha fatto mai neppure Benedetto XVI. Attualmente l’incarico di camerlengo è ricoperto dal cardinale statunitense Kevin Joseph Farrell.
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La Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, all’articolo 17, nel definire le circostanze in cui si rende vacante la Sede Apostolica e l’elezione del nuovo Pontefice, ricorda altri compiti del camerlengo: «Appena ricevuta la notizia della morte del Sommo Pontefice, il Camerlengo di Santa Romana Chiesa deve accertare ufficialmente la morte del Pontefice alla presenza del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, dei Prelati Chierici e del Segretario e Cancelliere della stessa Camera Apostolica, il quale compilerà il documento o atto autentico di morte». Il camerlengo, inoltre, ha il compito di apporre i sigilli allo studio e alla camera del medesimo Pontefice, disponendo che il personale abitualmente dimorante nell’appartamento privato vi possa restare fino a dopo la sepoltura del Papa, quando l’intero appartamento pontificio sarà sigillato; comunicarne la morte al Cardinale Vicario per l’Urbe, il quale ne darà notizia al Popolo Romano con speciale notificazione». Come si può notare, tutto viene regolato con minuzia, ogni atto e gesto, compreso, naturalmente, anche il complesso cerimoniale della sepoltura del Pontefice.
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