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No-vax rifiutano le trasfusioni, pioggia di esposti: caos negli ospedali italiani

Caterina Maniaci
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Niente sangue dei vaccinati per le trasfusioni: i no-vax spingono ancora più in là la loro battaglia senza confini contro i vaccini anti-Covid. Non ha importanza che siano passati più di due anni dalla prima vaccinazione, non serve ricordare che il sangue donato è certificato, per così dire, controllato, esaminato, “lavato” e solo dopo può essere usato, non è soggetto ad infettarsi. E che il sangue dei donatori vaccinati contro il Covid è stato regolarmente raccolto e trasfuso sin dall’inizio della campagna vaccinale. Queste prerogative non contano, o comunque non convincono più di tanto. Del resto, contro l’odiato vaccino, sempre pronto a sterminare e a diffondere patologie e a provocare continue e “strane” morti, la lotta non finisce mai. Nel Veneto avanti con le azioni legali promosse dai no-vax, dunque, come spiega un articolo del Gazzettino; anzi è un vero e proprio boom di cause intentate nei confronti delle Ulss e degli ospedali del Veneto di utilizzare il sangue di persone non vaccinate in caso di trasfusione. Tanto da spingere Azienda Zero, ente di riferimento della sanità nella Regione, a segnalare a tutti i direttori sanitari l’impraticabilità di una pretesa di questo tipo sia sul piano organizzativo sia sul piano etico, attraverso una lettera firmata da Monica Troiani, direttore sanitario di Azienda Zero. Da parte no-vax, inoltre, viene richiesto di procedere con donazione dedicata, cioè al prelievo del plasma da persone indicate dalla persona interessata.

ANONIMATO
Questo, è la replica, è impossibile, la donazione di sangue è stata sempre ed è assolutamente anonima, rappresenta un atto volontario di generosità e quindi non è pagata in alcun modo. Bisogna ricordare, poi, che non tutti possono donare sangue, ma devono rispondere ad alcuni requisti e poi non si deve soffrire di patologie e infezioni – come l’epatite o l’Hiv - certamente non assumere droghe o essere alcolisti. La risposta delle strutture pubbliche è univoca e chiara: nessun “cedimento” a pressioni e richieste, prendendo anche atto che non esistano evidenze o segnalazioni scientifiche tali da mettere in dubbio la sicurezza del sangue prelevato da donatori vaccinati contro il Covid. La battaglia contro le sacche del sangue dei vaccinati non è di oggi, ma le avvisaglie dell’ulteriore capitolo dello scontrosi sono mostrate da tempo e con vari mezzi, dalla diffusione di notizie ad azioni concrete. Ad esempio nel luglio scorso la sede dell’Avis comunale di Mogliano Veneto (centro che si trova in provincia di Treviso) è stata oggetto di un atto vandalico, imbrattando con una scritta lo striscione che invitava i volontari alla donazione domenicale. “Il sangue dei vaccinati si coagula”, era il messaggio lanciato.

 

 

 

BARRICATE
Del resto il popolo degli avversari del vaccino è sempre stato sulle barricate fin dai primi giorni dell’emergenza. Era il lontano 2020 e i no-vax se la prendevano i vari colori delle fasce di restrizioni, le zone rosse, arancioni, bianche e così via. Poi è stato il momento dell’odiatissimo Green pass, cioè il documento che attestava la vaccinazione avvenuta e quindi la possibilità di accedere a luoghi, locali, servizi ecc. Azioni legali sono state messe prontamente in campo anche contro la sanzione di 100 euro prevista per gli over 50 non vaccinati. Intanto, sul fronte della pandemia vera e propria, si deve registrare una crescita piuttosto rapida: in una sola settimana il numero dei pazienti covid ricoverati è salito del 32%. La ripresa del monitoraggio negli ospedali monitorati e aderenti a Fiaso ( la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere) aveva segnato per cinque settimane consecutive numeri bassi e costanti con lievi oscillazioni del 2-3%. Nel periodo che va dal 14 al 21 novembre, invece, si è assistito a un balzo a due cifre. D’altro canto, l’età media dei pazienti che arrivano in ospedale è di 77 anni e la campagna di somministrazione della dose stagionale di vaccino anti Covid tra gli ultrasessantenni è ferma al 4 per cento. Per ora non c’è stato alcun aumento delle restrizioni o cambio di normativa, rispetto alle ultime modifiche già avvenute a settembre 2023, ma le autorità raccomandano di proseguire con i richiami vaccinali, soprattutto per quel che riguarda le persone anziane e fragili. 

 

 

 

 

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