Assalto a Pro-Vita, trovata una molotov: la Digos indaga
Paci-finte e paci-finti. E la Schlein tace. Nella sede dell’associazione “Pro Vita&Famiglia” assaltata a Roma dalle transfemministe è stata trovata persino una bomba molotov. Gli uffici, sabato, erano stati attaccati da un manipolo di zucche vuote durante la manifestazione che doveva essere contro la violenza sulle donne ma che come prevedibile si è trasformata in una sfilata contro Israele e il governo Meloni. Fumogeni e odio. Calci e sputi alla polizia. C’erano donne e uomini. E ieri mattina il portavoce dell’associazione, Jacopo Coghe, negli uffici ha trovato anche una bottiglia con dentro della polvere bianca: «Dopo gli attacchi criminali transfemministi nel corso dell’evento organizzato da “Non una di meno” abbiamo rinvenuto un piccolo ordigno esplosivo, fortunatamente non entrato in funzione. Siamo sconvolti da questo vero e proprio atto terroristico volto a intimidirci».
La Digos indaga: al vaglio i filmati per identificare i responsabili. La molotov sarebbe stata introdotta negli uffici di Pro Vita da un vetro rotto, nella parte superiore della saracinesca d’ingresso. Il vetro è stato spaccato dalla furia transfemminista. L’ordigno è stato messo in sicurezza dalla polizia scientifica e dagli artificieri. Sull’edificio di viale Manzoni diverse scritte con lo spray: “Aborto libero Acab” (acronimo inglese per “tutti i poliziotti sono bas***”), “Morite scegliamo aborto libero”, “Bruciamo i Pro Vita”.
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I FATTI
Stando a quanto ricostruito dalla polizia, quando la testa del corteo aveva già raggiunto piazza San Giovanni, circa 200 facinorosi che si trovavano in coda - alcuni col volto travisato - si sono staccati e hanno tentato ripetutamente di forzare il blocco delle forze dell’ordine a protezione della sede di Pro Vita. I violenti- lo si vede da alcuni video - hanno spostato le transenne e iniziato a lanciare di tutto. A quel punto sono stati respinti dagli agenti in assetto antisommossa. I manifestanti hanno continuato per alcuni minuti. Dicevamo della Schlein. Non un messaggio di condanna. L’ultima dichiarazione, sui social, risale alle ore della manifestazione: «Oggi piazze stracolme in tutta Italia per dire basta alla violenza di genere in ogni sua forma». Il genere bellico non è compreso? «Schlein e Landini erano in quella piazza», commenta Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, «condannino senza se e senza ma i cori a favore di Hamas, lo stesso Hamas che ha usato gli stupri del 7 ottobre come una bandiera da sventolare contro il suo nemico e l’attacco alla sede di Pro Vita. Le parole», aggiunge Foti, «sono importanti e la logica dei due pesi e due misure di questa Sinistra merita di essere condannata. Almeno questa volta». Anche il capo della Cgil Landini è rimasto muto.
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Dura la condanna del ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella: «Mi spiace che la manifestazione, che poteva essere una grande occasione, sia stata sprecata per motivi ideologici, come ha sottolineato una filosofa femminista, Adriana Cavarero. È stato grave inserire nell’evento la questione della Palestina. La mobilitazione delle donne», aggiunge il ministro, «non deve essere inquinata da ideologia e troppa partigianeria politica».
A PARTI INVERSE
Non serve un grande sforzo per immaginare cosa si sarebbe scatenato se al posto dell’associazione Pro Vita ce ne fosse stata una Lgbt. «Siamo di fronte a immagini estremamente preoccupanti», sbotta il presidente dei senatori di Fdi, Lucio Malan. «Si tratta di un uso consapevole dell’odio e della violenza per finalità politiche. È poi allucinante che ciò avvenga in un corteo che si dichiara contro la violenza, e a danno di un’organizzazione che non è mai stata neppure accusata del più piccolo atto di violenza. Ci sono tutti gli ingredienti di una mentalità totalitaria che andrebbe respinta con determinazione da tutti e soprattutto da tutte le forze politiche». Da “Non una di meno” nemmeno una parola. Nulla dal Pd. Nemmeno dalle altre sigle di sinistra scese in piazza. Al corteo c’era anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, esponente di spicco del Pd, ed anche per lui, evidentemente, è come se non fosse successo niente. Simona Baldassarre (Lega), assessore regionale alle Pari Opportunità, parla di «attacchi squadristi all’associazione». Il portavoce, Coghe, torna sull’assalto: «Quanto accaduto dimostra l’ipocrisia dei movimenti femministi. Hanno sfruttato i recenti fatti di cronaca per portare avanti un’azione intimidatoria contro la nostra onlus». Poi un appello: «Invitiamo Schlein e Gualtieri a venirci a trovare e a vedere il risultato della furia ideologia. Per fortuna che dentro non c’erano nostri collaboratori». Siamo sicuri che Schlein e Gualtieri, ma anche Landini, non mancheranno.