Giulia Cecchettin, "cosa ha fatto Filippo Turetta sul suo corpo"
Filippo Turetta, accusato dell’omicidio volontario dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, aggravato dal vincolo del legame affettivo, potrebbe veder cambiare il campo d’imputazione nei suoi confronti già prima dell’interrogatorio di garanzia, non ancora fissato, davanti al gip di Venezia Benedetta Vitolo.
Il pm veneto Andrea Petroni potrebbe contestare, infatti, oltre l’omicidio e il sequestro di persona, anche l’occultamento di cadavere per aver caricato in auto la studentessa, aver percorso oltre 100 chilometri e quindi essersi sbarazzato del cadavere gettandola in un dirupo vicino al lago di Barcis.
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Sul fronte dell’omicidio, invece, sembra destinato ad aumentare il numero delle aggravanti. Sarà l’autopsia - in calendario l’1 dicembre prossimo - a stabilire se la ventina di coltellate inflitte alla ragazza possano far scattare la crudeltà mentre bisognerà mettere in fila gli altri elementi fin qui raccolti dai carabinieri per capire se può essere contestata la premeditazione. Bisognerà capire se Filippo Turetta si è portato da casa i due coltelli sequestrati, i sacchi neri e i guanti, se l’acquisto online del nastro adesivo (fatto un paio di giorni prima dell’omicidio) avesse la finalità di coprire la bocca e impedire a Giulia di urlare, se il 21enne abbia fatto ricerche internet per studiare il percorso di fuga (e consigli su come sopravvivere) di più di mille chilometri fino in Germania dove è stato arrestato.
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In particolare, per decidere se contestargli l'aggravante della crudeltà sarà determinante capire la sequenza delle ferite: "dove e quante sono state inferte quando Giulia era ancora viva, quali e quante sono state inferte quando il cuore di Giulia non batteva più", scrive La Stampa. "Il primo esame medico legale ha infatti evidenziato numerose lesioni 'di punta e taglio' o solo 'di punta', alcune senza segni di sanguinamento: Turetta, quindi, avrebbe continuato a colpire la vittima anche da morta".