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Alberto Scagni "torturato tutta notte: è grave", orrore in carcere

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"Noi abbiamo sempre chiesto giustizia, qui ormai siamo alla vendetta". A parlare è Antonella Zarri, la mamma di Alice Scagni, la giovane donna uccisa dal fratello Alberto il primo maggio dello scorso anno. Suo figlio, giudicato semi-infermo di mente e condannato a 24 anni e 6 mesi in primo grado, è stato sequestrato, minacciato di morte, torturato e brutalmente picchiato dai compagni di cella all'interno del carcere di Sanremo fino quasi a ucciderlo.

Solo l’arrivo del magistrato di turno e del direttore dell'istituto, che hanno autorizzato l'intervento della Polizia penitenziaria "ha evitato la morte certa del detenuto”, si legge nella denuncia Fabio Pagani, segretario regionale Uil polizia penitenziaria Liguria che racconta di una trattativa durata ore. L'assassino di Alice, che era recluso nell’area “protetti”, è adesso ricoverato all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure: secondo quanto appreso da Repubblica, non è pericolo di vita anche se le sue condizioni sono decisamente gravi. Ferito anche un poliziotto intervenuto nella cella. Al momento due detenuti, maghrebini, sono stati arrestati per tentato omicidio e sequestro di persona.

La signora Zarri, però, non ce l'ha con gli aggressori di Alberto. Punta l'indice contro "lo Stato, che è responsabile di come viene trattato qualsiasi detenuto, compreso Alberto". "Noi abbiamo sempre chiesto giustizia, qui ormai siamo alla vendetta", puntualizza la donna. "Ma non mi stupisce nulla, lo Stato ci aveva abbandonato anche prima, quando avevamo chiesto aiuto temendo esattamente quello che poi è successo. L’unica coraggiosa è stata Alice, che ormai non c’è più”. 

La mamma di Alice e Alberto dice la sua anche sull'ultimo femminicidio, quello di Giulia Cecchettin: "Adesso stanno cercando i segnali che potevano evitare quel è accaduto a quella povera ragazza. Ecco se parliamo di segnali noi ne abbiamo lanciati prima e dopo la morte di Alice. Ma il processo insieme ad Alberto lo hanno fatto a noi. Comunque si mettano il cuore in pace, noi continueremo a dire quello che pensiamo, che Alberto era malato, che noi abbiamo cercato i servizi di salute mentale, e che quel giorno abbiamo implorato ai poliziotti di intervenire”.  Non è stato sufficiente. Alice non c'è più e Alberto ha rischiato e rischia ancora di morire. "Ha visto come lo stanno curando bene?", chiede provocatoriamente Antonella Zarri a Marco Lignana che lo ha intervistato. "E mica è in una cella singola, i suoi compagni detenuti direi che li hanno scelti per bene", conclude amareggiata la donna. 

 

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